Si è conclusa la quinta edizione di Infinitamente con un successo ancora una volta superiore alle aspettative.
Non voglio avventurarmi in illazioni sui motivi di questa grande attrazione e del caloroso gradimento che tutte le iniziative del festival hanno suscitato, di alcune delle quali io stesso sono stato al tempo stesso testimone e partecipe.
Due sole considerazioni credo siano davanti agli occhi di tutti: è stata una scelta ardita ma si è rivelata un investimento positivo, un investimento sulla spontanea curiosità dell’intelletto umano che è naturalmente affascinato dal mondo in cui vive e quindi dalla natura, da quanto scienza e tecnologia riescono a generare nella sua scoperta e nel contatto sempre più profondo con i suoi misteri, dalle emozioni profonde che l’arte riesce ad evocare laddove giunge ad essere mediazione tra le elaborazioni mentali e la realtà esterna. Il sapere , i risultati della ricerca, i progressi della conoscenza sono affascinanti per la gente e metterli a loro disposizione è il più forte contributo che il mondo della scienza è in grado di offrire al bisogno di crescita dell’uomo e della società.
La seconda considerazione che mi sento di dover fare è che quanto è stato offerto alla gente è stato un prodotto di alta qualità. Non si può sottovalutare l’importanza fondamentale di questo aspetto. Nella crescita lineare delle dimensioni del festival il grande rischio dell’eccesso era molto concreto, in particolare il rischio che la qualità garantita per ogni singolo evento andasse incontro ad un effetto di diluizione, di appannamento, di ripetitività. Questo non è avvenuto, all’opposto: ogni evento ha mantenuto la sua originalità e il suo elevato grado di interesse. Non vi è dubbio che ciò sia dovuto alla grande competenza e comunicatività dei docenti cui sono state affidate le manifestazioni. E non vi è dubbio che si è colta la sapienza, la esperienza, la dedizione di una regia preziosa ed irripetibile, che ha saputo coniugare in modo esclusivo il rispetto per le regole della scienza con le esigenze della divulgazione.
Infine, non voglio dimenticare un risultato forse qualche anno fa impensabile: la stretta integrazione tra Università e Città, attori di questa manifestazione che ha dimostrato come l’essere consapevolmente partecipi di una realtà collettiva coesa generi forza. E’ un messaggio da ricordare.
Un plauso alla regia, ai docenti, ai collaboratori, a tutti coloro che hanno reso viva la manifestazione che ha saputo svilupparsi e consolidarsi in cinque anni e che tutto fa prevedere avrà un futuro di ulteriore successo.
Alessandro Mazzucco