Si è tenuto martedì 7 marzo, nell’aula magna in via Casorati 43, l’ultimo incontro inserito nel progetto “Volleywood”, nato dalla collaborazione tra Esu, BluVolley e Scienze motorie dell’università di Verona. Protagonisti dell’appuntamento “La pallavolo del futuro: competenza tecnica e performance motoria nel volley moderno” l’allenatore Nikola Gbrić e il direttore tecnico Angiolino Frigoni.
L’incontro è stato aperto da Federico Schena, presidente del Collegio didattico di Scienze motorie e da Gabriele Verza, direttore dell’Esu, che hanno sottolineato l’importanza di un percorso formativo che ha saputo raccontare uno sport bellissimo come la pallavolo.
Quale sarà il volley del futuro? Questa è la domanda a cui gli ospiti hanno cercato di dare risposte. “La pallavolo è cambiata. – ha esordito Frigoni, ex allenatore della nazionale femminile e storico vice di Julio Velasco – Sono cambiati i ruoli: non più universali, ma sempre più specifici. Si pensi all’inserimento del libero, fondamentale per i metodi di gioco. È cambiato il punteggio per vincere le partite. Ci sono stati cambiamenti strategici, tecnici e organizzativi”. Il direttore tecnico si è soffermato poi sulle tecniche e sul loro insegnamento, che può essere analitico o globale. Il primo riguarda l’esecuzione ripetuta dei gesti tecnici, il secondo è il gesto tecnico stesso eseguito in diverse situazioni. “Occorre insegnare bene la tecnica corretta in maniera globale, cioè a partire dal gioco, dalle situazioni in campo. Nell’insegnamento è importante dare priorità all’atleta e fornire pochi, ma essenziali, feedback sui gesti che si compiono. Sicuramente il volley del futuro sarà più veloce, ci sarà più controllo dentro la velocità, le tecniche saranno sfumate e gli atleti giocheranno meglio. Inoltre con il cambio del punteggio, ogni errore è determinante. Fondamentale sarà adattarsi alle diverse situazioni e puntare sulla personalità degli atleti”.
“Il problema più grande oggi – racconta Grbić, ex talentuoso palleggiatore e ora tecnico di livello internazionale – sono le distrazioni continue e lo stress da gestire. Un bravo allenatore deve capire che giocatori ha a disposizione, istaurare relazioni con ognuno di loro. Ciò che infatti deve emergere è la personalità, il carattere dell’atleta, e questo oltre il mero gesto tecnico. Ogni giocatore deve essere responsabile, senza tuttavia pensare troppo agli errori perché altrimenti si perde lucidità”.
07/03/2017