Tagliato l’importante traguardo dei trenta anni di collaborazione tra Oms e psichiatria veronese, si progetta il futuro nel convegno che si è tenuto venerdì 21 aprile, a partire dalle 9, nell’aula “De Sandre” del Policlinico Rossi di Borgo Roma. “La medicina basata sulle prove di efficacia al servizio della salute mentale globale” è il titolo del congresso organizzato da Corrado Barbui del dipartimento di neuroscienze, biomedicina e movimento dell’università di Verona presso cui operano la sezione di psichiatria e quella di psicologia clinica che dal 1987 sono state identificate come centro collaboratore dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Il convegno. Prestigiosi rappresentati della Oms e dell’alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite e ricercatori di fama mondiale si sono ritrovati a Verona per celebrare i 30 anni di attività del Centro Oms dell’università. “Queste collaborazioni internazionali – spiega Barbui – sono vitali per programmare il futuro del Centro Oms di Verona, che deve continuare a promuovere attività di cooperazione internazionale ma deve anche utilizzare tale esperienza per il territorio veronese”. Tutto questo nell’interesse dei pazienti, all’interno di una prospettiva per la salute mentale di respiro internazionale e di azioni pratiche a livello locale.
Il Centro Oms di Verona sul territorio. Attualmente, la collaborazione tra psichiatria veronese e Oms riguarda lo sviluppo di politiche sanitarie orientate a migliorare l’accesso ai percorsi di cura in salute mentale. A livello locale questo avviene in collaborazione con il Comune di Verona e il Consiglio Italiano per i Rifugiati, con i quali il Centro Oms ha sviluppato una progettualità riguardante la salute mentale dei richiedenti asilo e rifugiati presenti nel territorio veronese. “I richiedenti protezione internazionale sono infatti costretti a fuggire dal proprio Paese, spesso dalla tortura e dalla violenza estrema – spiega Corrado Barbui – e si stima che almeno un quarto sia stato vittima di trattamenti inumani e degradanti”. Il trauma psicologico e fisico determina un disagio psicologico che deve essere riconosciuto e trattato, al fine di prevenire lo sviluppo di malattie mentali. “Abbiamo sviluppato un approccio innovativo che possa prevenire il peggioramento del disagio psicologico – spiega Michela Nosè, psichiatra dell’azienda ospedaliera universitaria integrata e collaboratrice del centro Oms – che genera evidenze e dati su una realtà ancora troppo poco studiata”. Il progetto prevede una valutazione psicologica a tutti i richiedenti asilo afferenti al Consiglio Italiano per i Rifugiati. Dai dati raccolti fino ad ora, in circa la metà dei soggetti è presente un disagio psicologico clinicamente rilevante, e circa un terzo manifesta disturbi post traumatici da stress, ansia e depressione. “Lo scopo principale dell’iniziativa e dell’impegno sul territorio del Centro Oms – prosegue Nosè – è quello di dare una risposta scientificamente appropriata alle situazioni di sofferenza psicologica cercando di prevenire il peggioramento clinico e, contemporaneamente, di generare evidenze da condividere in ambito internazionale per esportare il modello veronese ad altre realtà nazionali e internazionali”.
21.04.17