La Sclerosi Multipla è una grave malattia infiammatoria e neurodegenerativa che colpisce quasi 3 milioni di persone in tutto il mondo, di cui 9.000 in Veneto, con oltre 250 nuovi casi ogni anno. Gli esami diagnostici utilizzati sino ad ora non consentono, tuttavia, nella maggior parte dei casi, di determinarne il grado di gravità. Un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell’università di Verona, e pubblicato su gli “Annals of Neurology“, rivista ufficiale dell’American academy of neurology degli Stati Uniti, apre un nuovo scenario nel campo della diagnosi e della prognosi della malattia.
Il team scaligero ha individuato una combinazione specifica di molecole infiammatorie che, quando presenti ad alte concentrazioni nel liquido cerebro-spinale, prelevato normalmente per la diagnosi della malattia, predicono una forma aggressiva di Sclerosi Multipla. Nella pratica clinica, la scoperta consentirà al neurologo di scegliere fin dall’inizio le terapie più adeguate per ciascun paziente riservando quelle più energiche solo a chi ne ha veramente bisogno.
La scoperta è frutto del lavoro di un team internazionale coordinato da Massimiliano Calabrese, docente di Neurologia del dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento dell’università di Verona, che ha lavorato in collaborazione con Roberta Magliozzi, prima firma della ricerca, e i team dei reparti di Neurologia B e Neuropatologia del policlinico di Borgo Roma diretti da Salvatore Monaco. Allo studio hanno, inoltre, collaborato Stefania Montemezzi e Francesca Pizzini dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata, Chiara Romualdi, Alessandra Bertoldo e Marco Castellaro dell’università di Padova e Ruggero Capra, del centro Sclerosi Multipla di Montichiari. A rendere possibile il lavoro anche la collaborazione con Richard Reynolds dell’Imperial College di Londra e con Owain Howell della Swansea University Medical School che hanno confermato l’ipotesi dei ricercatori veronesi mediante l’analisi di tessuti cerebrali autoptici ottenuti da pazienti affetti da Sclerosi Multipla.
Lo studio, finanziato dall’International progressive Ms alliance, è stato pubblicato proprio durante la settimana mondiale del cervello, confermando l’eccellenza di Verona negli studi e nelle ricerche condotti nel campo delle neuroscienze.
“Oggi per diagnosticare a un paziente la Sclerosi Multipla – afferma Calabrese – viene prelevato un campione del liquido cefalo rachidiano che circonda e attraversa tutto il sistema nervoso centrale, detto liquor. Il nostro gruppo di ricerca ha messo a punto una nuova metodica in grado di determinare in sole 24 ore il profilo liquorale delle forme “maligne” di malattia, quelle cioè con una maggiore componente neurodegenerativa. In questo modo possiamo stabilire, già al momento della diagnosi, quindi in una fase molto precoce, se il paziente andrà incontro a un elevato rischio di progressione della malattia e, di conseguenza, individuare la terapia migliore per intervenire efficacemente. Questo nuovo sistema ci consentirà di evitare terapie aggressive non necessarie e quindi inutili rischi per il paziente, ma anche un conseguente notevole risparmio per il sistema sanitario nazionale.”
Il gruppo di ricerca è già impegnato in un nuovo studio multicentrico, finanziato dal Ministero della Salute, che permetterà di arrivare in tempi brevi all’applicazione su larga scala di questa nuova tecnica diagnostica.
La Sclerosi Multipla è una malattia infiammatoria demielinizzante e neurodegenerativa del sistema nervoso centrale che colpisce prevalentemente i giovani tra i 20 e i 40 anni di età. È una delle maggiori cause di disabilità nella popolazione giovane adulta. Per molti anni è stata considerata una malattia della sostanza bianca (la mielina) del sistema nervoso centrale, tuttavia un numero crescente di studi ha dimostrato anche un coinvolgimento diretto della sostanza grigia (i neuroni). Nel mondo si contano circa 3 milioni di persone con Sclerosi Multipla. Nel 2011 il costo medio annuale per la cura di persone con Sclerosi Multipla si aggirava intorno ai 40 mila euro.