Nasce a Verona la “buona alleanza” tra famiglia, scuola e pediatra per aiutare il processo di sviluppo dei bambini con bisogni speciali.
Se ne è parlato il 15 giugno, al Polo Zanotto, nel convegno del “Bambini con bisogni speciali: scuola, famiglia e professionisti insieme per un modello di valutazione integrata”, nel corso del quale è stato presentato il primo studio che vede partecipi i tre “pilastri” dell’educazione con il modello ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute): obiettivo, stendere un ‘profilo mirato’ per ogni bambino. L’iniziativa, unica in Italia nel suo genere, si è realizzata all’università di Verona e sul territorio nell’ambito di “Tutti Diversi Tutti Uguali”, la parte del progetto di responsabilità sociale Leggere per Crescere di GSK destinata ai bisogni speciali.
Ogni bambino è tremendamente e al contempo splendidamente diverso da un altro, con le sue peculiarità, i suoi pregi e le sue piccole o grandi debolezze. L’importante è scoprire le abilità di ogni bimbo, riconoscendole e indirizzandole al meglio, attraverso un percorso che sia socialmente e scientificamente osservabile.
È questa la realtà della sperimentazione, unica in Italia, che ha mostrato chiaramente come per essere davvero utile per gli adulti del futuro la fase dello sviluppo per i bambini con bisogni educativi speciali (BES) necessiti di un modello di valutazione (ICF) da cui discende poi un progetto formativo su misura, il cosiddetto PEI (Piano educativo individualizzato). Il progetto, che verrà applicato nelle scuole della provincia scaligera e rappresenta un modello esportabile nell’intera realtà nazionale vista l’innovatività della proposta, è stato presentato ufficialmente nell’ambito del Convegno “Bambini con bisogni speciali: scuola, famiglia e professionisti insieme per un modello di valutazione integrata”. L’iniziativa culturale assume un’importanza ancor maggiore alla luce dei dati epidemiologici sui bambini con disabilità: oggi sarebbero circa il 81mila persone tra i 6 e 14 anni. Secondo l’USR di Verona, oltre 3700 bambini in età scolare nella provincia di Verona vivono con la disabilità e la metà di questi sono disabili gravi.
Un modello unico, da Verona all’Italia. “La chiave del successo di questo approccio sta nella partecipazione e l’interazione costante della famiglia, della scuola e del pediatra perché solo grazie a questa “alleanza” che ruota intorno al bambino è possibile ottenere i risultati attesi – spiega spiega Angelo Lascioli, docente di Pedagogia speciale all’ateneo e responsabile scientifico del progetto di GSK denominato “Tutti Diversi Tutti Uguali”. Nel corso del progetto abbiamo prima sviluppato un percorso di formazione mirata che ha coinvolto nel modello ICF Enti locali, ASL, famiglia e scuola ai fini della loro presa in carico educativa e assistenziale. Poi si sono creati gruppi di lavoro multidisciplinari e infine, attraverso la metodologia della ricerca partecipativa, si è giunti ad apprezzare l’utilità dell’ICF nell’evidenziare i bisogni sanitari ed educativi del minore. Dal canto loro, gli insegnanti hanno riconosciuto che il PEI prodotto dal gruppo di lavoro è più chiaro, essenziale e funzionale agli scopi previsti dalla normativa di quelli attualmente in uso. Ad oggi sembra molto probabile che questo modello di PEI sia adottato a livello provinciale, in tutti gli ordini di scuola. E nel prossimo futuro, grazie a questa esperienza, potrebbe diventare uno strumento chiave su scala nazionale”.
“Per una realtà come GSK – spiega Luis Arosemena, Presidente e amministrarore delegato di GSK Italia – questo progetto e questa sperimentazione rappresentano attenzione e continuità verso la salute infantile. Dal 2001 con il progetto “Leggere per Crescere” ci occupiamo dello sviluppo armonico del bambino dal punto di vista psico-affettivo e abbiamo accolto con entusiasmo la possibilità di estendere il modello originario alla disabilità con “Tutti Diversi Tutti Uguali”. È nel DNA di GSK perseguire l’innovazione, al fine di poter offrire alla comunità migliori cure e strumenti più efficaci. La ricerca condotta dall’Università di Verona rappresenta un modello pionieristico esportabile e siamo orgogliosi che l’innovazione parta proprio da Verona, sede di GSK dal 1932”.