Il nuovo Atlante della salute mentale dell’Organizzazione mondiale della sanità, strumento per monitorare i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi del Piano d’azione globale editato ogni tre anni, racconta come ancora molto ci sia da fare, a livello mondiale. Il rapporto, che include dati provenienti da 171 Paesi su politiche di salute mentale, legislazione, finanziamenti, risorse umane, disponibilità e utilizzo di servizi, fornisce una chiara indicazione che l’attenzione prestata alla salute mentale negli ultimi anni non ha ancora portato a un aumento della qualità dei servizi mentali in linea con le esigenze. Negli ultimi anni si è evidenziata una crescente necessità di servizi di salute mentale, che è diventata ancora più acuta durante la pandemia di Covid-19, bisogno che non viene soddisfatto con gli investimenti.
All’ateneo di Verona ha sede uno dei centri dell’Oms, da anni eccellenza per la cura della salute mentale. Ne abbiamo parlato con Corrado Barbui, direttore del Centro e del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, per fare il punto sulla situazione italiana e veronese nel particolare, alla luce del rapporto dell’Oms: