L’università di Verona risponde alla situazione di emergenza dell’Ucraina offrendo opportunità concrete a docenti, studentesse e studenti universitari.
Con il bando U.A.Re. @Univr (Ukrainian academics and researchers at the university of Verona) l’ateneo ha stanziato 40 mila euro per dare la possibilità a ricercatrici e ricercatori ucraini in regime di protezione internazionale di trascorrere 12 mesi a Verona per svolgere le proprie attività di studio, insegnamento e ricerca.
Questa opportunità, che risponde appieno all’invito alla solidarietà lanciato nei giorni scorsi dal ministro Maria Cristina Messa, è promossa dalla commissione per la Cooperazione allo sviluppo internazionale presieduta da Emanuela Gamberoni e dal delegato del rettore all’Internazionalizzazione Felice Gambin. I/le “visiting researcher” e “visiting professor” accolti lavoreranno a stretto contatto con i loro colleghi dei dipartimenti degli stessi ambiti disciplinari; una vera e propria opportunità di crescita e scambio professionali, quindi, per l’intera comunità accademica. La raccolta delle candidature è già iniziata e terminerà il 30 novembre.
L’ateneo ha anche messo in campo una seconda azione per un assegno di ricerca da destinare ad una studiosa o ad uno studioso “a rischio”. Questa iniziativa rientra nelle azioni per l’accoglienza della rete SaR (Scholars at Risk), di cui l’ateneo fa parte, e prevede di ospitare per 12 mesi presso uno dei dipartimenti aderenti all’iniziativa un accademico/a che abbia ricevuto il riconoscimento dello status di studiosa/o “a rischio” da parte di organismi internazionali come Sar, Scholar Rescue Fund (Srf) or the Council for At Risk Academics (Cara), o titolare di protezione internazionale, o ancora richiedente asilo in Italia. Il bando scadrà il 20 maggio.
“Visti nel loro insieme – spiega Emanuela Gamberoni – i bandi rappresentano due azioni nell’ambito delle iniziative di ateneo per la cooperazione allo sviluppo internazionale, per dare concretezza alla linea Accoglienza del Piano strategico di ateneo. Si tratta di strumenti di solidarietà a colleghe e colleghi che possono trovare nel nostro ateneo la possibilità di proseguire il loro lavoro scientifico, e anche di un’opportunità per ampliare i confini della cooperazione accademica dell’università di Verona”.
“Le bombe in Ucraina non risparmiano nemmeno le università, come quella di Kharkiv, che è stata distrutta – commenta Felice Gambin –. Le atrocità della guerra rischiano di mettere in discussione l’intenso dialogo che per decenni è stato costruito tra studenti e ricercatori di tutto il mondo. Le urgenti misure che abbiamo messo a punto costituiscono solo una prima risposta all’emergenza e dovranno essere implementate in base agli arrivi nel nostro ateneo. Sono segnali inequivocabili di attenzione e solidarietà che richiedono una forte collaborazione con le istituzioni del territorio veronese, con il volontariato locale, con il Ministero, con le istituzioni europee per sostenere l’istruzione e la ricerca, aspetti fondamenti per il nostro Paese e per l’intera comunità internazionale”.
L’università di Verona ha, infine, stabilito di azzerare le tasse per le studentesse e gli studenti provenienti dall’Ucraina.