Un’alta fragilità ossea che porta a un incremento del rischio di fratture per traumi anche minimi. Questi i principali risvolti dell’osteoporosi, una malattia sistemica dell’apparato scheletrico che in questi anni è stata al centro degli studi della sezione di Reumatologia dell’università di Verona. Qui, con la supervisione di Maurizio Rossini, direttore di Reumatologia, è stato sviluppato il Defra (Algoritmo per la stima del rischio di frattura), un software capace di documentare l’impatto dell’osteoporosi, migliorando la percezione del rischio sia da parte del paziente che degli operatori sanitari.
Il Defra, riconosciuto come algoritmo utile e applicabile su scala nazionale, è già stato raccomandato, dalla Commissione sulla fragilità scheletrica del Consiglio superiore di sanità e dalle recenti linee guida sulle fratture da fragilità dell’Istituto superiore di sanità tra i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali più evoluti per la gestione di questa patologia.
“Innanzitutto l’algoritmo – commenta Rossini – è in grado di indicare se sia opportuno o meno ricorrere all’intervento farmacologico sul paziente, consentendo così, nel caso di risposta negativa, un’azione non invasiva tramite la sola prevenzione non farmacologica, come l’eliminazione di eventuali cause di osteoporosi e la promozione dell’attività fisica e di una corretta alimentazione. Invece, nel caso in cui l’algoritmo indichi un rischio elevato di frattura il trattamento farmacologico diventa fortemente consigliato e se il rischio risulta particolarmente elevato indica l’opportunità del ricorso in prima linea a farmaci anabolizzanti ”.