Polis/Città/City è uno spettacolo itinerante che si snoda per le vie di Veronetta, di e con Valeria Raimondi e Enrico Castellani e con alcuni studenti dell’Università di Verona, nell’ambito di Veronetta Contemporanea Festival e dell’Estate Teatrale Veronese.
Dal 7 al 10 settembre gli spettatori verranno guidati attraverso il quartiere e le voci, i suoni e i rumori che ascolteranno in cuffia e consegneranno loro una mappa insieme emotiva e topografica del quartiere, dando voce a quello che si vede e a quel che in genere rimane nascosto sotto la superficie, dietro le vetrine, tra le mura di casa, sotto il manto stradale, all’interno delle chiese, delle scuole, degli autobus. L’appuntamento sarà alle 20, davanti al Polo Santa Marta, via Cantarane 23.
Il progetto, a partire da La Repubblica di Platone e, in particolare, dal concetto di città ideale che l’autore tratteggia all’interno dell’opera, non come un fine da raggiungere, ma come punto di partenza, si interroga su quali siano le caratteristiche della città in cui oggi abitiamo. Quanto ci siamo allontanati dalla città ideale?Abbiamo già raggiunto il punto di non ritorno? Il limite oltre il quale è impossibile andare e cominceremo a risalire la china?
Partendo da queste riflessioni, è stato svolto un lavoro di indagine e ricerca sul quartiere di Veronetta, luogo che condensa e porta con sé una parte importante della storia della città di Verona e che negli ultimi decenni sta cambiando la sua faccia e la sua popolazione.
Il quartiere ospita buona parte degli edifici e delle facoltà dell’Università di Verona. E’ allo stesso tempo un quartiere storico della città e il quartiere maggiormente multietnico. E’ il quartiere che ospita il Teatro Camploy, di proprietà e gestione comunale. Al suo interno convivono mondi paralleli che spesso non si intersecano e non si toccano, ognuno procede su strade parallele.
“Con alcuni studenti dell’Università di Verona”, spiegano gli ideatori, “vorremmo attraversare le strade di Veronetta, entrare nei locali e negozi che hanno chiuso, in quelli che hanno aperto, in quelli che resistono, per tracciare una mappa umana che sovrapponga alla topografia l’umanità che l’attraversa. Vorremmo costruire un racconto a più voci che si componga per accostamenti e slittamenti di senso, attraverso schegge che non hanno la pretesa di comporre un puzzle completo da incorniciare e appendere al muro, ma siano tessere da custodire nella tasca dei pantaloni, voci da registrare nel proprio intimo, squarci che tagliano il silenzio, macchie che sporcano la tovaglia, inchiostro che si coagula e si tatua sulla nostra pelle”.
“Non esiste più un unico modello di città, ne esistono molteplici e, nonostante da qualsiasi parte del mondo lo skyline sia dominato da gigantesche scritte al neon che riportano marchi diffusi su scala planetaria, all’interno dello stesso quartiere si scontrano culture diverse e distanti che non si conoscono. Si incontrano, si scontrano, si ignorano. Si mescolano e si respingono. Parlano lingue diverse. Danno vita a città parallele. Invisibili le une alle altre. Città che non hanno nome, ma che hanno le loro regole e loro organi di governo. Città a cui vogliamo provare a dare voce per provare ancora ad essere cittadini di una città e non abitanti di singole case”.
contributo a cura dell’ufficio stampa Estate teatrale veronese