Oltre 3300 parlanti coinvolti in 1033 diversi Comuni, 18 lingue minoritarie “mappate”, migliaia di audio raccolti nella più grande audio-mappa digitale dedicata alle lingue minoritarie del Nord Italia: si è chiuso dopo una fase preparatoria e un percorso durato oltre due anni AlpilinK – Lingue alpine in contatto, sviluppato dalle Università di Verona, Bolzano, Trento, Torino e Valle d’Aosta e finanziato dal Ministero dell’Università e della ricerca come progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale.
Il database open, realizzato grazie al contributo spontaneo dei cittadini e al coinvolgimento degli studenti delle scuole che hanno partecipato al progetto come “intervistatori”, si appresta ora a diventare il primo repository nazionale che integra dati linguistici raccolti da diverse ricerche, rendendoli disponibili attraverso una mappa interattiva.
I risultati emersi e gli sviluppi futuri sono stati presentati venerdì 5 dicembre, all’Università di Verona, nel corso di una conferenza stampa che ha visto il coinvolgimento dei professori referenti del progetto dei cinque atenei: Stefan Rabanus dell’Università di Verona, Birgit Alber, Libera Università di Bolzano, Ermenegildo Bidese, Università di Trento, Livio Gaeta, Università di Torino, Gianmario Raimondi, Università della Valle d’Aosta. A portare i saluti introduttivi è stato il Prorettore per la valorizzazione delle conoscenze per la società dell’ateneo di Verona, Matteo Ballottari.
La mappa interattiva open disponibile sul sito www.alpilink.it propone i contributi registrati dai cittadini che hanno partecipato spontaneamente alla ricerca e gli audio raccolti dagli oltre 1100 studenti delle 36 scuole secondarie di secondo grado coinvolte nel progetto con incontri di formazione nelle classi e attività sul campo con interviste ai parlanti del proprio territorio di riferimento.
Un database che rappresenta un contributo importante allo studio e alla divulgazione della conoscenza delle lingue minoritarie e dei dialetti, da quelli più diffusi fino a quelli parlati in piccole isole linguistiche. Friulano, veneto, trentino, ladino, lombardo, piemontese, francoprovenzale, occitano, walser, cimbro, mòcheno, sappadino, saurano, timavese, tirolese, resiano, tedesco e sloveno della Val Canale: queste le varietà linguistiche, romanze, germaniche e slave, interessate dalla ricerca. Fra i partecipanti, il più anziano ha 101 anni, è della Val Badia e parla ladino, mentre la palma del più giovane spetta a un bambino di 4 anni che parla il francoprovenzale. Il Comune in cui si è registrata la partecipazione maggiore è il piccolo borgo di Luserna, isola linguistica cimbra in Trentino, dove il 13% della popolazione è stato coinvolto nel progetto.
AlpiLinK rappresenta così un “cruscotto” prezioso per l’attività di ricerca che permette di “navigare” alla scoperta delle diversità linguistiche mettendo a confronto – in modo trasversale, attraverso una rapida comparazione – le diverse espressioni utilizzate dai partecipanti alla ricerca per esprimere lo stesso concetto.
Così, ad esempio, in una delle domande del questionario proposto online, i partecipanti sono stati invitati a descrivere con un audio un’immagine in cui si vede un uomo impegnato a tagliare un salame. In tutto il Nord Italia si usa la parola salame, anche nelle lingue di minoranza di stampo tedesco e sloveno. Dalla raccolta dati sono emerse altre quattro parole caratterizzanti per alcuni territori: nei dialetti tirolesi e nel walser, varietà alemanna parlata in alcune valli della Valle d’Aosta e del Piemonte, domina la variante Wurst che è anche la parola del tedesco standard. Nei dialetti veneti la parola più usata è salado. Nel francoprovenzale della Valle d’Aosta alcuni parlanti scelgono saouseusse, parola simile al francese saucisse, anche se la maggior parte usa salam. Infine, in Trentino la maggior parte dei parlanti nel descrivere l’immagine sceglie luganega, parola che fa riferimento a una tipologia di insaccato diverso rispetto al salame.
Alla grande “mappa” che raccoglie gli audio nelle diverse varietà linguistiche si affianca un’iniziativa collegata promossa dall’Università di Verona in collaborazione con l’Associazione Tzimbar: il lancio del primo dizionario online cimbro-italiano e italiano-cimbro dedicato alla varietà cimbra di Giazza, a Selva di Progno in Lessinia (Provincia di Verona). Una pubblicazione digitale (accessibile tramite il sito tautsch.it), curata dalla comunità stessa (Associazione Tzimbar) e supervisionata dai linguisti Stefan Rabanus e Alessandra Tomaselli, che hanno attinto anche ai dati raccolti nel contesto di AlpiLinK.
La conferenza stampa di chiusura di AlpiLinK è stata inoltre l’occasione per delineare le prospettive future e lanciare il progetto corDATA: «La piattaforma che abbiamo costruito grazie al percorso attivato con AlpiLinK ci consente di sperimentare una nuova dimensione collaborativa della ricerca, che è destinata ad ampliarsi. Potrebbe diventare la piattaforma di riferimento per le lingue non solo del Nord Italia, ma di tutto il Paese, una mappa geografica online, dunque, che si prepara ad accogliere e integrare i risultati di altre ricerche. Abbiamo già attivato una collaborazione in questo senso con l’Università di Firenze», spiega Stefan Rabanus, professore di Linguistica Tedesca all’Università di Verona e coordinatore di AlpiLinK.
Anche la rete che si è creata grazie al progetto è destinata a restare attiva, consolidandosi nel network neocostituito “Centro Interateneo sulle Minoranze Alpine”, che riunisce insieme i ricercatori dei cinque atenei coinvolti in uno scambio di competenze, di know how e di risorse.
EI
Con il contributo dell’ufficio stampa del Progetto Alpilink




























