“Velivolare, Poesie Futuriste” è il titolo del volume curato da Paola Azzolini e presentato in biblioteca Frinzi da Mario Allegri, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea dell'Ateneo.Il libro è una sapiente raccolta di poesie e disegni futuristi di Piero Anselmi.
Velocissimi turbini di parole vorticose, accecanti accelerazioni prosaiche e rassegnate riflessioni crepuscolari. “Velivolare” è un volume di poesie futuriste del poeta veronese Piero Anselmi. Paola Azzolini, curatrice dell’opera, ci rende partecipe, con questo libro, del suo importante studio sul futurista mostrandoci la quasi totalità dell’archivio del poeta. Il volume è stato realizzato anche grazie al figlio dell’autore, Gabriello Anselmi, che ha reso possibile l’accesso al materiale. Vengono alla luce poesie giovanili; Anselmi scrive futurista in un periodo molto limitato dal 1930 al 1934, quando è ancora poco più che ventenne. Fa parte di un gruppo, il “futurismo veronese”, che non riesce ancora a trovare la giusta collocazione nella letteratura italiana. Vengono chiamati “secondi futuristi”: i figli di Marinetti. Scrivono di “velocità più veloci” e del potere salvifico della guerra, ma circa vent’anni dopo dal manifesto del futurismo del 1909. Anselmi non vive la fase eroica del futurismo italiano. E nemmeno il culto di Marinetti, non ci sono gesti eroici in Anselmi. Probabilmente non era futurista, negli anni della gioventù, solamente scriveva futurista. Nel 1930 il movimento italiano di Marinetti era già superato e invisibile agli occhi del mondo, soprattutto da un punto di vista letterario.
La seconda vita. Gli scritti successivi sono componimenti, prosaici per lo più, che rivelano un colore crepuscolare. Non troviamo più gli scatti velocissimi e le feroci impennate, ma sintesi di primavere, momenti intimi, personali, privati. Quasi che il futuro non abbia più importanza. Quasi che il mondo non abbia più importanza. Non più ricerca di ribellione, ma di zone tranquille dove rifugiare l’anima.
Un primo passo verso la rivalutazione. Il 2009 è stata l’ennesima occasione persa per l’Italia. Le celebrazioni per il centenario del “manifesto del Futurismo” si sono fatte attendere invano. Paola Azzolini ha voluto portare alla luce una realtà, quella del futurismo veronese che, seppur periferica, riesce a trovare in Anselmi una sua dignità, che, nel mondo letterario, ancora stenta ad essere riconosciuta.