Attivita’ fisica ed Alzheimer: effetto di un training aerobico sulle performance cognitive. E' questo il titolo della tesi di laurea di Francesco Muzzi, con Federico Schena e Massimo Venturelli come relatori. Un'ulteriore conferma dell'eccellenza della ricerca svolta dalla Facoltà di Scienze Motorie sulla relazione tra esercizio fisico, salute e invecchiamento.
Lo studio. Lo studio svolto su un gruppo di 35 anziani residenti nell’unità Alzheimer della casa di cura "Monsignor A. Mazzali" a Mantova ha dimostrato come un programma di cammino progettato per pazienti Alzheimer in collaborazione con "caregivers" familiari possa essere incluso con successo nel paniere delle cure disponibili per questo tipo di soggetti. I "caregivers" sono stati capaci di supportare e controllare la partecipazione dei pazienti ed i soggetti hanno radicalmente incrementato il loro livello di attività fisica, aumentando le proprie capacità fisiche e le capacità di svolgere le normali azioni quotidiane. Il programma di cammino è stato applicato con successo ai pazienti anziani negli ultimi stadi del morbo di Alzheimer e, considerando i gravi disordini comportamentali tipici del campione preso in esame, in confronto agli studi precedenti, i risultati ottenuti sono rilevanti. Con probabilità le misure sono state positivamente influenzate dalla decisione di svolgere le attività in un luogo di vita abituale ed aiutati da persone care.
I risultati. Questo studio ha dimostrato come sia possibile diminuire il progressivo deterioramento cognitivo ed aumentare la capacità di svolgere le azioni quotidiane, attraverso un semplice programma di cammino, coinvolgendo insieme ai pazienti Alzheimer i loro rispettivi familiari come caregivers. Questo permette di integrare a basso costo i programmi di riabilitazione per i pazienti e contribuisce anche a diminuire il loro isolamento dal nucleo familiare che a sua volta ha la possibilità di sentirsi utile contribuendo al benessere del parente affetto dal disturbo. I risultati ottenuti confermano la possibilità di estendere il trattamento a tutti i residenti delle case di cura affetti da deterioramento cognitivo medio-alto, apportando un effettivo miglioramento della qualità della vita dei pazienti Alzheimer sotto l’aspetto fisico ma anche psicologico.