Nicola Pasqualicchio, docente di Storia del teatro dell’università scaligera, ha coordinato per Infinitamente l’incontro dal titolo “Il sorriso degli dei, rapporto fra religione e umorismo”. A parlarne Marco Campedelli, sacerdote e Massimo Dusi, romanziere, studioso di lingua e letteratura tibetana.
C’è un rapporto tra religione e comicità? A parte la satira e la parodia presente come “alleggerimento” dei grandi temi spirituali e come critica nei confronti delle gerarchie e delle caste sacerdotali, possono il riso e l’umorismo dare una sostanza più profonda allo spirito delle religioni? L’eccessiva serietà divina non è forse un ostacolo alla comunicazione con gli uomini? Dio (gli dei) ridono? E se lo fanno, ridono di noi o ridono con noi? A queste domande hanno dato risposta Marco Campedelli e Massimo Dusi. Tanto il riso quanto il sorriso, prerogative tutt’altro che infrequenti delle antiche divinità, sembrano latitare nelle religioni più diffuse e praticate nel mondo moderno. Fa eccezione, secondo le parole di Dusi, il Buddismo, il cui distacco dalle illusioni del mondo materiale può trasformarsi nel sorriso di una dolce ironia. In alcuni testi tibetani la gerarchia religiosa del Tibet dei secoli scorsi viene presentata con ironia e umorismo. “Nel Buddismo – spiega Dusi – non esiste un dio onnipotente ma onniscente. Tutti i Budda vengono rappresentati sorridenti. Essi sono infatti “risvegliati”, il loro compito è quello di eliminare la sofferenza”. Parlando della sua esperienza di vita che lo ha spinto al sacerdozio, Campedelli ha parlato del dio cristiano, quel Dio che, nei suoi ricordi d’infanzia, sua nonna lo descriveva presente in tutti gli stati d’animo del mondo. “Se tu ridi – racconta il sacerdote – Dio ride con te. Se tu piangi e soffri, Dio piange e soffre con te”.