È stata inaugurata in occasione del ciclo d’icontri “Io scrivo, tu mi leggi” la mostra fotografica dedicata ai fratelli Tommasoli, Filippo e Fausto, raccontata nel libro “Fotografia tra arte e società: Filippo e Fausto Tommasoli, la parola e l’immagine. Assonanze tra arte, letteratura e fotografia del ’900”. Il libro è stato presentato durante l’inaugurazione dall’autore e curatore della mostra, Silvano Tommasoli. Nell’opera vengono raccontate le vite e le fotografie dei due maestri comparandole contemporaneamente con opere letterarie dell’epoca.
L’intervento di Silvano Tommasoli. Ha aperto l’inconto Silvano Tommasoli, figlio di uno dei due fotografi ai quai è stata dedicata la mostra, che ha presentato il libro come un ricordo, pubblicato in occasione dei cento anni dalla nascita del padre e i 25 dalla sua morte. Le fotografie dei due maestri sono state oggetto di studio per Silvano Tommasoli per lungo tempo e ne ha prodotto una tesi di laurea poi tramutatasi nel libro presentato. Sostiene che nella sua opera potrebbe sembrare un po’ freddo e distante, ma è solo a causa dell’abitudinarietà con la quale è sottoposto alla visione delle foto. È quindi famigliarità, non freddezza. “In ogni fotografia esiste l’immagine nella parola e la parola nell’immagine”- ha concluso Tommasoli – “e ogni opera rappresenta così una storia, una novella, una poesia, un io narrante insomma”.
Gli aspetti tecnici. L’icontro era coordinato da Giancarlo Volpato, docente di Biblioteconomia e bibliografia all’Università di Verona. Il professore ha elencato varie caratteristiche del lavoro dei Tommasoli; dall’utilizzo degli strumenti più vecchi tecnologicamente alle ore di discussione con le modelle per deciderne la posa. È stato poi il turno di Giuseppe Muraro che classifica le opere dei fratelli in tre filoni: il ritratto, i nudi femminili e le foglie sovrapposte l’una all’altra in negativo. Muraro ha identificato infine il punto centrale del talento dei Tommasoli non nell’aspetto tecnico bensì nella filosofia delle opere. La parola è infine passata a due attori, Andrea de Manincor e Sabrina Modanini, che hanno letto tre brani tratti da “Dieci poesie di Filippo Tommasoli” e la fine del primo atto di “Maschere nude” di Pirandello per simboleggiare il legame tra le opere e la letteratura novecentesca.