Sono sempre più numerosi gli esperti internazionali che scelgono l’università di Verona come meta per i loro soggiorni di studio e di ricerca. Uno di questi è John Specchio, professore americano e consulente per la sicurezza alimentare, che è stato ospite dell’Ateneo per quattro settimane. Grazie al programma di cooperazione Fulbright tra l’Italia e gli Stati Uniti, ricercatori, studenti e professori hanno la possibilità di svolgere un periodo di studio nei due paesi. Silvia Savazzi, docente di Psicologia generale della facoltà di Medicina, ha raccontato la sua esperienza al Beckman Institute di Urbana-Champaign, Illinois, in occasione della presentazione del programma alla facoltà di Scienze.
“Un programma modesto, con uno scopo importante”. Così definiva il progetto il suo ideatore, il senatore J. William Fulbright. Il programma Fulbright, che promuove gli scambi culturali tra l’Italia e gli Stati Uniti in ambedue le direzioni, è rivolto agli studenti, docenti e ricercatori di tutti i campi: dalle discipline umanistiche e scientifiche alle scienze sociali e le arti. “Con più di 270 mila borse finanziate è il più vecchio e importante programma di scambio internazionale” ha detto John Specchio, docente americano di Scienze Alimentari in visita a Verona. In Italia, i progetti vengono valutati dal ministero degli Affari esteri e dall’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia. Dopodiché si sostiene un colloquio e la decisione di concedere la borsa di studio viene presa da entrambi i Paesi. Il luogo in cui svolgere le ricerche viene scelto dal ricercatore stesso, che deve ottenere una lettera d’invito ufficiale dall’istituto ospitante. “Grazie al Fulbright andare negli Stati Uniti è molto più semplice – ha spiegato Silvia Savazzi, vincitrice di una borsa di studio nel 2009 -. Ti indirizzano loro per tutte le questioni burocratiche e ti assistono ad ogni passo”.
Essere un “fulbrighter”.Silvia Savazzi è stata ospite dell’università dell’Illinois nel 2009 dove per sei mesi ha svolto un progetto di ricerca sulla rappresentazione dello spazio nei soggetti sani con la risonanza magnetica funzionale. “È un’esperienza altamente formativa che rifarei subito e suggerirei a chiunque di fare – ha detto Savazzi -. Negli Stati Uniti, essere un “fulbrighter” è una questione di prestigio, che ti apre davvero tutte le porte.Inoltre, è un’esperienza che dura per tutta la vita – ha continuato la docente – si continua ad essere coinvolti in tutte le attività del programma e si entra a far parte di una comunità internazionale che, anche dopo anni, ti coinvolge nella loro mission: la promozione dello scambio culturale.” Un viaggio simile, secondo Savazzi, ha anche un significato più profondo. “Viaggiare e conoscere apre la mente. Avere la capacità di vedere le cose da diversi punti di vista e riuscire a comprendere le diverse culture, non è importante solo per chi vuole fare ricerca ma – ha concluso Savazzi – è essenziale per essere persone migliori.”
Perché Verona?John Specchio, ospite del dipartimento di Biotecnologie per quattro settimane, ha scelto Verona perché qui ha trovato un ambiente in sintonia con le sue ricerche, ma non solo. “Ho scelto Verona perché la reputo un leader nell’educazione univeristaria in Italia – ha spiegato Specchio -. Ho voluto visitare il vostro dipartimento di Biotecnologie, e per questo ringrazio la profesoressa Torriani e gli studenti che mi hanno accolto, per la qualità del programma e la reputazione dell’università, riconosciuta a livello internazionale. Insieme abbiamo fatto delle ricerche e studiato come queste possano venir applicate e estese anche al settore commerciale. Qui ho trovato molte risorse e persone talentuose, soprattutto per quello che riguarda il settore alimentare” ha concluso John Specchio, che ha espresso la volontà di dare vita a una collaborazione duratura con l’università.