Luca Nember, direttore sportivo del Chievo Verona, e il club manager Raffaele Tomelleri, sono stati i protagonisti del quarto e ultimo appuntamento del ciclo “I valori che lo sport può trasmettere”, realizzato nell'ambito del corso di Giornalismo sportivo tenuto da Alberto Nuvolari e Adalberto Scemma.
Durante l'incontro è stato affrontato il tema “Vittoria e sconfitta. Quale atteggiamento?”. “Il direttore sportivo è una figura chiave – ha dichiarato in apertura Tomelleri. – Ha a che fare con tutti: vive a metà, fa da collante tra la dirigenza e la squadra, lo spogliatoio, l’allenatore. Deve quindi essere in grado di abbassare i toni o alzarli, quando è necessario, sapendo filtrare le delusioni”.
“Non c’è un metodo per gestire la vittoria e la sconfitta. – ha esordito Nember – È molto difficile riuscire a darne un’univoca interpretazione, perché entrambe sono sempre situazionali, contingenti. Dipendono molto anche da quando arrivano, in che momento del campionato, e in che modo. Ci possono essere sconfitte ingiuste: in questi casi non serve trovare alibi. Allo stesso temp ci possono essere vittorie inaspettate, che vanno gestite con altrettanta intelligenza, senza pensare nemmeno per un attimo di essere troppo bravi. Troppa negatività paralizza, si rischia di entrare in un tunnel da cui difficilmente poi si esce. Al contrario troppa euforia fa perdere il senso di realtà. Occorre equilibrio, quindi”. Vittoria e sconfitta diventano utili a patto di saperle leggere e analizzare, attraverso una presa di coscienza individuale e collettiva. In questo è importante anche il ruolo del presidente. “Campedelli – ha proseguito Namber – è una persona che non mette pressioni, segue la squadra, l’accompagna, è una guida autorevole. Il Chievo è una realtà che non soffre le pressioni dei tifosi, della stampa, però può succedere che per una brutta sconfitta, ti vengono tutti addosso. È l’altro risvolto della medaglia”.
18.01.2016