Obesità: tutta una questione di numeri? Il problema dell'obesità e gli studi connessi non è un'esclusiva di eserciti di nutrizionisti e medici muniti di bilancia, è anche territorio d'analisi dell'Economia. Sono molte le ricerche e gli studi in corso d'opera, soprattutto di stampo anglosassone. Luca Salmasi, dottore di ricerca in Economia e Finanze a Verona ha di recente presentato un panel dal titolo Obesity and Economic determinants.
Economia taglia Xxl. “Studi economici nei quali sigle come Xxl, extra-extra-large o Bmi, indice di massa corporea si legano a dati statistici su prezzi dei cibi, composizione numerica dei nuclei familiari e indici di disoccupazione provengono per lo più dal Regno Unito e dagli Stati Uniti – ha affermato Salmasi che ha aggiunto – l’Italia è arrivata dopo, in parte anche perché il problema obesità solo di recente inizia ad emergere”. Eppure una constatazione interessante è possibile attivarle rispetto al rapporto Italia-obesità.
Salmasi ha considerato nel segmento temporale 1997-2007 gli incrementi di prezzo di alcuni cibi – più o meno calorci – e ha individuato che il prezzo dei cibi unhealty, meno salutari, è cresciuto meno rispetto quello di cibi healty. Di conseguenza i consumi alimentari, soprattutto all’interno dei nuclei familiari economicamente più deboli, è rimasto ancorato a cibi calorici e non salutari.
SuperSize nel Regno Unito. Se negli Usa è la first lady Michelle Obama a mantenere alto l’interesse sul tema obesità grazie ad un’anti-istituzionale forma di campagna – che si sposta dalle partitelle di calcetto con le figlie alla verdura raccolta direttamente nell’”orto presidenziale”- nel Resto del mondo non sempre l’obesità, argomento allarmante per gli indici di crescita percentuale futura in tutti i Paesi, è al centro dell’attenzione mediatica. Secondo i dati dell’Oms, organizzazione mondiale della sanità, nel 2005 erano almeno 400 milioni gli adulti obesi nel mondo e proiezioni per il futuro parlano di più di 700 milioni nel 2015. L’Italia riporta il più basso livello di obesità tra i Paesi europei: il 10% della popolazione adulta, dato 2007 fornito dall'Istat. La palma d’oro di “grassocci continentali” è del Regno Unito là dove recenti report statistici stilati dal National Health Service indicano che il 24% degli over 16 è oversize. Riportando l’ago della bilancia in Italia il dato emerso nel 2007, che una mera analisi numerica potrebbe catalogare come positivo o quanto meno accettabile risulta all’opposto è preoccupante perché in notevole crescita rispetto al precedente 7 % di adulti obesi nel 1997. Numeri percentuali che confortano ancor meno se osserviamo i dati in riferimento ai sovrappeso: 33% nel 1997 e 36% nel 2007.
Italia 2010 anno di lotta all’obesità. Medici, strutture sanitarie locali ed esperti di nutrizione scendono in campo per divulgare e promuovere i princìpi della sana e corretta alimentazione. L’iniziativa che si propone di affrontare in modo diretto un problema che troppo a lungo è stato ignorato e sottovalutato è promossa da Fimmg – Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, Federsanità, Anci – Aziende Sanitarie e Comuni per L’integrazione socio-sanitaria e AssoTisanoreica.