Giuseppe Cornaglia, docente del dipartimento di Patologia e Diagnostica della facoltà di Medicina dell’Università di Verona, è il nuovo presidente della European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (Escmid). Cornaglia, che aveva già ricoperto lo stesso incarico dal 2007 al 2009, è tornato alla guida dell’Escmid la scorsa settimana, in occasione del congresso annuale della società che ha riunito a Vienna oltre 9.000 scienziati.
Escmid. L’Escmid è la maggiore società scientifica europea attiva nel campo della prevenzione e della lotta alle infezioni, svolgendo attività di promozione e supporto alla ricerca, all’educazione e alla diffusione delle “buone” pratiche mediche, allo scopo di migliorare diagnosi, trattamento e prevenzione delle malattie infettive. Eletto nel comitato esecutivo dell’Esmid agli inizi del 2001, nell’ultimo decennio Cornaglia ha svolto un ruolo-guida nella lotta alle infezioni in Europa. Tra i fondatori dell’Eucast, il sistema europeo per la misurazione delle resistenze agli antibiotici, nel novembre 2003 ha presieduto a Roma la conferenza sul ruolo della ricerca per combattere le resistenze agli antibiotici, organizzata dall’Esmid e dalla Commissione Europea in occasione del semestre di presidenza italiano dell’Unione Europea. Nato a Sassari il 10 Giugno 1958, Cornaglia è a Verona da oltre venticinque anni e non nasconde che la sua principale aspirazione è quello di potere finalmente utilizzare questa carica anche per portare un contributo attivo a quella che ormai considera come la ‘sua’ città.
L'impatto delle infezioni virali sulla vita di tutti giorni. I potenziali rischi rappresentati dai microrganismi certamente non mancano. “Il problema delle resistenze agli antibiotici” dice Cornaglia “rappresenta ormai un ostacolo quotidiano per la terapia delle patologie batteriche e sottolinea la progressiva importanza di un efficace e moderno controllo delle infezioni ospedaliere. Ma nuovi pericoli derivano dai virus emergenti, che possono anch’essi causare epidemie all’interno della comunità ospedaliera e soprattutto possono mettere a repentaglio un’attività delicata come quella dei trapianti d’organo. Non va poi dimenticato l’impatto delle infezioni virali sulla vita di tutti i giorni, come la pandemia dell’influenza A H1N1 ha recentemente dimostrato e, presumibilmente, tornerà a dimostrare dopo l’estate”. “In questo scenario – continua Cornaglia – laboratorio e clinica devono non solo offrire prestazioni di eccellenza, ma soprattutto lavorare in stretto contatto tra loro e con la massima apertura alla comunità scientifica internazionale. Nel nostro campo, il mondo è ormai un villaggio globale e la lotta alle infezioni non tollera isolamento e provincialismi”.