L’osteoporosi può essere combattuta con una buona educazione sanitaria sui fattori di rischio. È quanto emerso dalla ricerca dell’unità operativa di Reumatologia dell’azienda ospedaliera universitaria integrata diretta da Silvano Adami, l’unico centro italiano coinvolto nello studio internazionale “Glow”. I risultati preliminari dello studio sono stati pubblicati nei giorni scorsi sulla prestigiosa rivista scientifica Osteoporosis International. L’indagine, che a Verona ha coinvolto 3.252 donne veronesi con i rispettivi 44 medici di medicina generale, ha l’obiettivo di raccogliere informazioni sui fattori di rischio per osteoporosi e sulle caratteristiche delle pazienti a rischio di fratture.
La ricerca. Glow (Global longitudinal study of osteoporosis in women) è uno studio multicentrico osservazionale sull’osteoporosi. Il progetto, coordinato dall'Università del Massachusetts, è tuttora in corso ed è condotto in 10 nazioni: Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Stati Uniti, Regno Unito. Ad oggi l’indagine ha coinvolto nel mondo più di 60.000 donne sopra i 55 anni di età e più di 700 medici di medicina generale. L'unità operativa di Reumatologia diretta da Silvano Adami dell'azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona è l’unico centro italiano coinvolto.
I risultati. "I risultati preliminari dell’indagine indicano che in generale le donne sottostimano il loro rischio di frattura – spiega Maurizio Rossini responsabile della ricerca-. Nello specifico delle donne veronesi partecipanti, il 46% ha avuto una diagnosi di osteoporosi, il 31% ha già subito una frattura, il 27% è recentemente caduta ed il 20% ha familiarità per frattura di femore; il 36% si sente correttamente a rischio di frattura. L’insufficiente percezione del rischio può compromettere i vantaggi della prevenzione. Lo studio ha anche evidenziato che vi sono donne che, pur non presentando alcun fattore di rischio, sono inutilmente preoccupate del loro rischio di frattura".
Nuove prospettive.I risultati evidenziano la necessità di migliorare l’educazione sanitaria sui fattori di rischio per fratture osteoporotiche e di affinare i metodi di valutazione del rischio al fine di renderli più accurati. "In questa direzione si sta già muovendo il Centro regionale specializzato per l’Osteoporosi dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona – spiega Adami -che sta coordinando un progetto deliberato recentemente dalla Regione Veneto che prevede una più accurata valutazione del rischio di frattura osteoporotica mediante l’integrazione del risultato densitometrico con alcuni fattori di rischio clinici. Tra le iniziative abbimo avviato una campagna di assunzione della vitamina D agli anziani che viene somministrata con il vaccino antinfluenzale. Accanto all'esame di denitometria osea riprendiamo informazioni sulle abitudini, come l'alimentazione, il fumo o il basso peso corporeoe altri elementi come fratture precedent e familiarità"
L’osteoporosi. Che cos’è. L’osteoporosi è un’alterazione della quantità e della qualità del tessuto osseo che aumenta il rischio di fratture scheletriche in seguito a traumi banali od al sollevamento di pesi. Colpisce prevalentemente, ma non solo, il sesso femminile e le persone anziane: una donna su due dopo i 50 anni soffrirà di una frattura dovuta ad osteoporosi. Le fratture dovute all’osteoporosi spesso comportano dolore cronico e disabilità. Poiché la popolazione invecchia, le fratture osteoporotiche sono destinate ad aumentare, diventando sempre più un problema di sanità pubblica e di costi sociali, oltre che personali e familiari. Un approccio preventivo è doveroso, prima di tutto di tipo non farmacologico, basato sulla conoscenza del problema e su una specifica educazione sanitaria. I principali fattori di rischio per fratture osteoporotiche sono ora ben noti: età avanzata, basso peso corporeo, familiarità per fratture di femore, precedenti fratture da fragilità, cadute frequenti, uso di corticosteroidi, fumo di sigaretta, abuso di alcool e l’artrite reumatoide. Nei soggetti a rischio di osteoporosi va considerato anche il risultato della valutazione della densità minerale ossea, mediante un’indagine chiamata densitometria ossea. Poiché molte fratture sono evitabili mediante un’adeguata prevenzione occorre conoscere nella maniera più accurata possibile il proprio rischio di frattura.