Giro Biologico al bis. Dario Broccardo componente della Federazione ciclistica italiana e Franco Impellizzeri rappresentante della Commissione Scientifica di GiroBio ospiti della facoltà di Scienze motorie per illustrare l’esperienza del GiroBio 2009 e per presentare il programma della prossima edizione al via l’11 giugno. Anche nell'edizione 2010 un gruppo di studenti e neolaureati di Scienze motorie affiancherà i ciclisti in gara fornendo un supporto scientifico di monitoring fisico e psicico degli atleti. Hanno partecipato all’incontro il preside Carlo Morandi e Federico Schena, ordinario di Scienze Neurologiche e della Visione.
GiroBiologico? È una corsa ciclistica under 27 caratterizzata da rigide regole di comportamento e controllo. Giro-bio segue una mission davvero d’altri tempi: ciclisti dilettanti, al massimo livello mondiale, impegnati in una gara a tappe che li riporti alle condizioni di inizio secolo scorso, ovvero stare tutti assieme sia nel mangiare che nel dormire. I 168 ciclisti che parteciperanno all'edizione 2010 saranno monitorati preventivamente da una serie di protocolli biologici e poi costantemente durante le giornate di gara, supportati dal punto di vista medico dal solo staff dell’organizzazione. Il valore di un lavoro scientifico di questo tipo dimostra come si può praticare uno sport duro come il ciclismo in modo naturale, “biologico” appunto. E in chiave di battaglia culturale al doping è uno dei migliori messaggi possibili
Angeli custodi e futuri professionisti. Uno staff di giovani neolaureati o laureandi di Scienze motorie accompagnerà le squadre per l’intera durata della competizione in veste di supporter scientifici. I ragazzi e le ragazze monitoreranno 24 ore su 24 i ciclisti sia in gara che a riposo. “Schedati” non soltanto sul peso corporeo ma anche ad ogni medicinale assunto. Una continua raccolta di dati che spazia dalle frequenze cardiache alla potenza. Dai questionari sulla fatica ai diari nutrizionali. “Iniziative di questo genere offrono la possibilità agli studenti di sviluppare un vero e proprio contatto diretto con un’esperienza altamente professionalizzante – afferma Carlo Marchi preside della facoltà di Scienze motorie – e si sviluppa in loro una piena sintonia con l’idea di tirocinio formativo”.
No al Doping. Un'iniziativa di questo genere è davvero da erigere quale migliore campagna contro il doping nel ciclismo. “La Federazione, non solo a livello nazionale, tenta di arginare i casi di doping in vario modo – spiega Dario Broccardo, direttore del centro studi della Federazione ciclistica italiana – ed uno dei più efficaci di certo è il passaporto biologico per ogni atleta professionista” (Il "passaporto" presente dal 2007 riporta i valori del sangue e delle urine di ogni ciclista, in maniera tale da poter valutare con sicurezza la presenza di alterazioni dovute al consumo di sostanze proibite. Il profilo di ogni atleta è elaborato in base ad almeno sei controlli, effettuati sia nel corso delle competizioni che a riposo, alcuni dei quali a sorpresa)