Uno studio recentemente pubblicato su “The Lancet Infectious Diseases” ad opera di Timothy Walsh dell’Università di Cardiff, Galles, riferisce l’apparire in differenti tipologie comuni di batteri di un meccanismo di resistenza chiamato “Nuova Delhi Metallo-beta-lattamasi (NDM-1)”. Un enzima che rende i batteri resistenti ad un ampio spettro di antibiotici beta-lattamici tra cui sono inclusi anche gli antibiotici della famiglia dei carbapenemi che sino ad ora sono stati un punto fermo per il trattamento di altri batteri resistenti agli antibiotici.
La posizione di Escmid. La recente pubblicazione di Lancet rafforza, sia la natura che la dimensione, di quanto più volte evidenziato da Giuseppe Cornaglia docente di microbiologia dell’Università di Verona e presidente di Escmid (Società Europea di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive). Ovvero la costante frequenza con cui a livello europeo vengono scoperti “super batteri” resistenti ad un ampio spettro di antibiotici. Escmid società no profit che raccoglie più di 33.000 microbiologi e specialisti in malattie infettive ha, nel corso dell’ultimo decennio, monitorato e portato in luce la crescente emergenza riferita all’apparire di batteri resistenti agli antibiotici della famiglia dei carbapenemi – e afferma lo stesso Cornaglia “In molti Paesi europei nel rapportarsi con “batteri super resistenti” professionisti del sistema sanitario han dovuto cozzare con serie difficoltà riferite ad un’insufficiente conoscenza di possibili trattamenti e prevenzioni ad infezioni seriamente minacciose e non ancora curabili”.
Lo studio sull’ NDM-1. Il team presieduto da Timothy Walsh e composto da studiosi di varie nazioni ha pubblicato nel numero di agosto 2010 della rivista “The Lancet Infectious Diseases”uno studio dal titolo "Emergenza di un nuovo meccanismo di resistenza agli antibiotici in India, Pakistan e Regno Unito. L'enterobatterio, produttore di un enzima di tipo NDM-1, e' stato identificato per la prima volta nel 2009 da Timothy Walsh all'Universita' di Cardiff, in un paziente svedese che era stato ricoverato in ospedale in India. Lo studio pubblicato spiega come i ricercatori avrebbero isolato lo stesso batterio in 37 pazienti del Regno Unito, di cui la maggior parte avevano viaggiato in India o in Pakistan per sottoporsi a un'operazione di chirurgia estetica. Il NDM-1 ha un forte potenziale per trasformarsi in un problema della sanità pubblica mondiale. Per questo è necessaria una sorveglianza coordinata. Infatti l'NDM-1 resiste praticamente a quasi tutti i tipi di antibiotici, compresi i carbapenemi, generalmente riservati alle urgenze e ai trattamenti delle infezioni.