Claudio Sorio, professore aggregato del dipartimento di Patologia e diagnostica dell’università di Verona, è a capo di un progetto sperimentale per lo sviluppo di un anticorpo in grado di combattere la Leucemia mieloide cronica.
Il progetto. La progettazione di un anticorpo monoclonale in grado di combattere la Leucemia mieloide. È questo l’obiettivo della squadra guidata da Claudio Sorio per l’ateneo scaligero. Una collaborazione stabilita di recente con una ditta biotecnologica si focalizzerà infatti in una prima fase sullo sviluppo di un potenziale test diagnostico e, in seguito, nella messa a punto di un anticorpo. Sta iniziando proprio in questi giorni una raccolta di dati in collaborazione con alcuni centri di ricerca clinica italiani e stranieri i quali si sono già resi disponibili a fornire il loro aiuto per valutare le potenzialità applicative del ritrovato su ampia scala. Il gruppo di lavoro, oltre all’università veronese, ha coinvolto anche gli atenei di Bologna e Nuoro i quali, insieme, hanno identificato un meccanismo molecolare in grado di contrastare lo sviluppo della malattia.
La pubblicazione dei risultati. Per migliorare il controllo della malattia è al momento disponibile un farmaco efficace ma che crea gravi problemi a molti pazienti. Alcuni, infatti, sviluppano in breve tempo una resistenza a questo tipo di cura. Il progetto, che vede l’ateneo come capofila e che è finanziato dal Consorzio per gli studi universitari di Verona, dall’univeristà di Verona-Joint project e dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, vedrà i suoi risultati pubblicati nel numero di novembre dalla prestigiosa rivista internazionale Cancer research. Quest’ultima, inoltre, è organo ufficiale dell’Associazione americana per la ricerca sul cancro.
La malattia. La Leucemia mieloide cronica, meglio conosciuta come LMC, è una malattia molto grave che colpisce le cellule staminali del midollo e nei Paesi industrializzati coinvolge circa 2 persone su 100.000. Tra questi due terzi sono uomini. È una malattia mieloproliferativa, cioè di origine neoplastica, e colpisce le cellule da cui derivano i globuli bianchi – detti anche leucociti -, le piastrine e i globuli rossi. Questo tipo di cancro rappresenta circa il 15% del totale nei casi di leucemia per cui trovare una cura riaccenderebbe la speranza in molti malati.