Il Giorno della Memoria ci sollecita a riaprire l’archivio dei giorni per ritrovare il pensiero, le parole, l’identità delle vittime di una stagione d’odio che ha impresso uno stigma incancellabile nella storia dell’umanità.
Giovanni Berlucchi, rievoca per il nostro magazine Mario Camis, (1878-1946), scienziato di origine veneta, fra le due guerre uno dei più profondi ed efficaci cultori della Fisiologia in Italia. Nato a Venezia da genitori veronesi – il padre, ingegnere, fu direttore della ferrovia Verona-Caprino – studiò Medicina a Bologna e a Roma e svolse la sua carriera scientifica ed accademica a Pisa, Bari, Parma e Bologna, con importanti soggiorni all’estero in Inghilterra ed in Argentina. Scienziato di valore internazionale, attraverso i suoi allievi Giuseppe e Giovanni Moruzzi esercitò una influenza determinante sullo sviluppo della neurofisiologia e della biochimica in Italia.
La sua triste vicenda umana riflette molti aspetti delle tragedie italiane degli anni del fascismo, a cui egli aveva aderito come fervente nazionalista, per poi finire vittima egli stesso di quella nefasta dittatura. Di famiglia israelita, si era convertito al Cattolicesimo dopo la morte della moglie, era diventato terziario domenicano ed era stato ordinato sacerdote. Espulso come ebreo dall’Università di Bologna e dall’Accademia dei Lincei a a causa delle leggi razziali del 1938, era stato missionario nelle Filippine. Rientrato in Italia gravemente ammalato di cuore, durante l’occupazione nazista fu ospitato e protetto presso l’Università domenicana di Roma. Riammesso all’Accademia dei Lincei alla fine della guerra, ne fu di nuovo radiato con l’accusa di aver partecipato da giovane assistente a spedizioni squadristiche, un’accusa costruita ad arte per impedirgli di riprendere la sua posizione universitaria. La morte gli impedì di difendersi e riabilitarsi.