“Stay hungry, stay foolish”. Queste quattro parole pronunciate da Steve Jobs nel suo saluto inaugurale a docenti e studenti della Stanford University il 12 giugno 2005 avevano già fatto il giro del mondo ancor prima della sua prematura scomparsa. Eppure un giusto omaggio a quest’uomo così geniale rende doverose alcune precisazioni.
La traduzione. La versione italiana prevalente è "state affamati, state folli". 'Affamato' è traduzione letterale di hungry; pur accettabile, perché i suoi riferimenti metaforici alla fame di conoscenza e di novità sono chiaramente identificabili, l’espressione ‘state affamati’ non trasmette adeguatamente quel senso di istintiva insaziabilità a cui alludeva Jobs; lui invitava studenti (e docenti) ad essere in continua tensione verso il nuovo, a mantenersi terreno fertile per la novità e la conoscenza; in altre parole Jobs disse: “Siate sempre insaziabili”. Foolish è traducibile in diversi modi, ma ogni accezione va contestualizzata e nel discorso di Jobs forse il termine meno adatto è proprio 'folle'. Jobs ha invitato studenti e docenti ad essere sempre un po’ bizzarri, anche un po’ pazzoidi, nel pensiero, nella mentalità e nelle azioni, una bizzarria che ci rende originali e unici perché, come scriveva Alessandro Morandotti, “un ramo di pazzia abbellisce l’albero della saggezza”. “Siate sempre insaziabili, sempre un po’ bizzarri”, quindi, piuttosto che “affamati e folli”…
La fonte. Nel suo discorso Jobs precisa che questa frase non è sua e ne ricorda la prima pubblicazione sulla quarta di copertina di quello che è stato forse negli anni ’70 del secolo scorso “Google in paperback form”, per citare l’opinione dello stesso Jobs. Si trattava di un catalogo a stampa, curato principalmente da Stewart Brand, dal titolo The Whole Earth Catalog, che raccoglieva annualmente i migliori attrezzi e libri al mondo, con immagini, analisi, usi, prezzi e fornitori. Sulla quarta di copertina dell’ultimo numero del catalogo fu stampata l’immagine di un viottolo di campagna, illuminato all’alba dai primi raggi di sole; come didascalia, fu scritto proprio: “Stay hungry, stay foolish”. Era il commiato degli autori ai loro affezionati lettori, in un momento in cui il computer stava muovendo i primi passi e ciò che era stato fornito fino ad allora su carta stampata sarebbe stato presto ripreso dalla rete globale. Jobs legge ed interiorizza quelle quattro parole; 40 anni dopo, a Palo Alto, le rilancia al mondo della cultura universitaria; nel suo discorso le accompagna anche ad un altro invito, profondamente suo, che però ha avuto meno risonanza mediatica, benché altrettanto carico di significato e provocatorio: “keep looking, don’t settle”. Ma questa è un’altra storia…
(Roberta Facchinetti)