Tempo di bilanci per “Infinitamente”, la manifestazione proposta per la prima volta nel 2009 e giunta alla quarta edizione sulla spinta di un interesse e di una risposta, da parte del pubblico, di anno in anno più entusiasmante.
Un risultato che conferma l’ipotesi, o meglio la visione, che ha ispirato il progetto: Verona è una città “naturalmente” sensibile alla cultura. Lo è a motivo della sua storia e dei segni che essa ha copiosamente lasciato entro le mura e sul territorio e del patrimonio custodito da biblioteche, musei, chiese, conventi, dimore avite. Lo è a motivo dei sodalizi culturali che da secoli ininterrottamente tramandano il piacere della conversazione colta e delle scuole dove si rinnova quotidianamente – nonostante gli ormai fisiologici ostacoli del sistema – il rito della trasmissione del sapere dall’insegnante al discepolo. E lo è a motivo della presenza dell’Università che Verona decise di innestare nella sua comunità civile negli anni difficili del Dopoguerra, quando urgenti problemi sociali avrebbero potuto suggerire interventi più immediatamente spendibili per soccorrere la popolazione. Si capì in quel frangente che il futuro aveva bisogno di una sfida più alta, che Verona aveva bisogno di puntare sui giovani e sull’innovazione. Si volle coltivare un sogno.
Queste considerazioni hanno ispirato il progetto di “Infinitamente” che la città ha accolto con la simpatia e l’interesse che abbiamo constatato confondendoci fra i tanti ospiti che hanno affollato le molteplici sedi della manifestazione. Ovunque abbiamo incontrato persone attente, preparate, curiose, pronte a porre domande su temi e questioni certamente inusuali rispetto ai problemi del “contingente e transeunte”. Abbiamo incontrato giovanissimi e persone mature assorte nell’ascolto. Abbiamo visto docenti, scienziati, studiosi di chiara fama rispondere con straordinaria semplicità e con lieto stupore a domande frutto di un sincero interesse e di personali approfondimenti. Abbiamo incontrato genitori che spiegavano ai loro bambini le meraviglie dell’universo. Persone che amano alzare lo sguardo e spingerlo verso l’orizzonte o verso il cielo stellato, non per senso di impotenza, ma per ritrovare se stessi e il proprio sogno. La sete di sapere, la ricerca dei perché accompagna l’uomo dalla sua comparsa su questo pianeta. Non si è spenta, non è stata soffocata dalla comparsa delle tecnologie, come qualcuno aveva temuto. Le nuove, insospettabili possibilità di cui oggi dispone la nostra mente, se ben utilizzate, non sono che moltiplicatori di opportunità. Moltiplicatori di domande, di ipotesi, di sogni. Solo chi sogna impara a volare. Il “popolo di Infinitamente” vuol mettere le ali. Almeno per un week end. Grazie di cuore a tutti. L’appuntamento è al 2013.
Maria Fiorenza Coppari