Una sala gremita ha assistito all’intervento di Romano Prodi, già presidente del Consiglio e della Commissione Europea, ospite dell’avvio del ciclo di conferenze “Giovani oggi, adulti domani, quali scenari nel mondo globalizzato?”, organizzato dal Collegio universitario femminile Don Nicola Mazza, dall’Università, dall’Esu, dalla Fondazione Zanotto, dallo studio teologico San Zeno e dall’istituto superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire. Prodi è stato introdotto da Nicola Sartor, docente di Scienza delle finanze e già sottosegretario all´Economia nel Governo Prodi bis. Presenti inoltre il presidente della Fondazione Giorgio Zanotto, nonché del Banco Popolare di Verona, Carlo Fratta Pasini, Fausto Sinagra, direttore generale della Fondazione Cariverona, il prefetto Perla Stancari e il presidente di Cattolica Assicurazioni Paolo Bedoni.
L’economista. E’ un’analisi prettamente economica quella che Prodi ha affrontato nel suo intervento. Partendo innanzi tutto dai dati, dalle cifre. “Noi siamo sempre fuori da un mondo che va forte. Penso all´Asia che pur essendo in calo cresce sempre oltre il 6-7 per cento, o agli Stati Uniti d´America che sono al più 2 per cento, mentre l´Europa è a zero e l´Italia a meno 2,4. Per i giovani, quindi, non c´è grande speranza se non ricominciamo a crescere. Per farlo la strada è quella indicata dal Fondo monetario a Tokyo, cioè avere un programma di aggiustamento di bilancio indispensabile, ma misurato sul fatto di trovare le risorse per investimenti nel futuro. Non possiamo solo essere guidati dalla parità di bilancio. Questo vale per il mondo, ma anche per l´Italia”.
Lo scenario. Il mondo delineato da Prodi è quella di una Cina (dove ha insegnato all´Università) che sta spiccando sempre più il volo e che, con gli Stati Uniti e diversamente da tutti gli altri Paesi, non è sfiorata dalla speculazione, che ha dato un altro colpo mortale alla sovranità dei Paesi. È un mondo che vede emergere Brasile, India, Russia, Sud Africa e Turchia, con peso specifico economico-politico in crescita, per l´influenza che essi esercitano sullo scacchiere globale». È anche un mondo, ha affermato ancora Prodi , “in cui l´Europa, che pure ha avuto un ruolo fortissimo nel far crescere la democrazia, ora deve difendersi da populismi crescenti e da un divario sempre più ampio fra ricchi e poveri e che, da laboratorio quale era, rischia di diventare un museo. Come uscirne? Rafforzando la sovranità dell´Unione Europea, il che si ottiene rinforzando quella dei singoli Stati. Se ne esce insieme, collaborando”.