Capire cosa succede nel nostro cervello quando eseguiamo compiti specifici o mentre proviamo emozioni oggi è possibile grazie alla tecnica di neuroimaging. Una metodica non invasiva e non costosa che apre nuove prospettive sullo studio del funzionamento del cervello sia in persone sane che in pazienti colpiti da malattie mentali come la depressione grave, il disturbo bipolare e la schizofrenia. Delle ultime acquisizioni scientifiche in materia si è parlato in un convegno promosso dal Centro inter-universitario di Neuroscienze comportamentali, Ciunc degli Atenei di Verona e di Udine lo scorso 21 dicembre al policlinico Gian Battista Rossi.
Verona è all’avanguardia in questi studi, grazie alla collaborazione tra il centro dell’Oms sulla salute mentale diretto da Michele Tansella, il dipartimento interaziendale di Salute mentale, l’Istituto di radiologia del Policlinico diretto da Roberto Pozzi Mucelli e la sezione di Neuroradiologia del Polo chirurgico di Borgo Trento, diretta da Alberto Beltramello, reparto che dispone anche di una risonanza magnetica a 3 tesla, particolarmente adatta per questi studi funzionali. A Verona questi approcci innovativi sono possibili grazie alla collaborazione tra psichiatri, radiologi, fisici, informatici, ingegneri, statistici e psicologi clinici specialisti in neuropsicologia, coordinati da Paolo Brambilla, psichiatra che si è formato negli Stati Uniti. Al convegno hanno partecipato i principali studiosi italiani e alcuni esperti europei del settore per fare il punto sulle possibili ricadute cliniche degli studi di neuroimaging. Si è parlato degli aspetti genetici e di prevenzione delle malattie mentali, degli aspetti psicosociali e delle possibilità di migliorare il trattamento affinando le valutazioni sull'efficacia delle terapie con psicofarmaci.
Sulla base di alcuni dati della letteratura l’esame del cervello mediante risonanza magnetica viene ora proposto, da alcuni esperti, in tutti i primi casi di disturbi mentali gravi. “I risultati degli studi veronesi che sono stati presentati – spiega Tansella – dimostrano, infatti, che fino al 30% delle persone che soffrono di schizofrenia e sono state sottoposte a risonanza magnetica, mostra alterazioni rilevanti a livello cerebrale. Alcune di queste alterazioni, scoperte per caso durante una ricerca, non hanno relazione con la sintomatologia psicotica, ma suggeriscono comunque un approfondimento clinico. Altre possono essere vere e proprie lesioni, correlate alla psicopatologia del soggetto e che conseguentemente lo indirizzano verso cure diverse, ad esempio sindromi demielinizzanti e neoformazioni cerebrali”.
Il Ciunc è un consorzio unico nel suo genere, fondato nel 2005 per volontà di Tansella e di Matteo Balestrieri, direttore della scuola di specializzazione in Psichiatria dell’università di Udine, per formalizzare la collaborazione in ambito neuroscientifico che già era in atto da diversi anni tra le unità di ricerca in Brain Imaging e Neuropsicologia delle sezioni Psichiatria delle due università. Tale collaborazione, allargata alla Radiologia universitaria veronese e alla Neuroradiologia dell’azienda ospedaliera universitaria integrata, ha prodotto finora decine di pubblicazioni scientifiche sulle possibili cause neurobiologiche della depressione grave, del disturbo bipolare e della schizofrenia, apparse sulle principali riviste scientifiche internazionali. Ha promosso anche stage di formazione di studiosi veronesi all’estero e periodi di studio di ricercatori americani a Verona.