Eccellenza della didattica e della ricerca, possibilità di lavoro e il particolare momento storico, definito come l’era della Biologia. Sono queste le caratteristiche che fanno della laurea in Biotecnologie dell’università di Verona un polo attrattivo per gli studenti che decidono, dopo la formazione secondaria, di cimentarsi negli studi universitari. Lo testimonia, anche quest’anno, l’alto numero di candidature per il test d’ammissione. Abbiamo fatto il punto con Giovanni Vallini, direttore del dipartimento di Biotecnologie.
Sono 334 gli studenti che il prossimo 9 settembre sosterranno il test di accesso al corso di laurea in Biotecnologie. Di loro solo 120 riusciranno a frequentare il corso di laurea. Qual è la ragione di un numero di candidature che negli anni è rimasto così elevato?
"Occorre fare una distinzione netta tra la quota di quegli studenti che accedono al test di ingresso al corso di laurea in Biotecnologie perché convintamente motivati ad intraprendere un percorso formativo in ambiti disciplinari che rappresentano oggi la frontiera di sviluppo scientifico e tecnologico più innovativa ed avanzata a livello globale, e quella quota di candidati che invece – prevedendo difficoltà di accesso ai corsi di laurea della Scuola di Medicina – cercano un ambito di attesa comunque coerente con una formazione di tipo biologico, in vista di un probabile successivo passaggio verso la destinazione realmente desiderata. Ciò non toglie tuttavia significato alla oggettiva capacità di attrazione che le Biotecnologie presso l'ateneo veronese esercitano sulla platea di studenti che – terminato il ciclo della formazione secondaria – decidono di cimentarsi negli studi universitari. E in una Regione, come il Veneto, dove convivono a stretto contatto tre sedi universitarie in cui l'offerta formativa viene declinata in un ventaglio di opzioni assai articolato, a coprire tutte le aree culturali, è degno di nota il fatto che la formazione in ambito biotecnologico acquisibile presso l'università di Verona costituisca motivo di scelta non solo all'interno dei bacini d'utenza territoriali ma anche nel contesto nazionale. Questo è senza dubbio anche il frutto di una riconosciuta eccellenza del dipartimento di Biotecnologie, sia sul piano della didattica che della ricerca, come evidenziato dalle classifiche della Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, Anvur, recentemente commentante sui principali organi di informazione. In una fase fortemente critica del sistema economico nazionale, chi sceglie di accedere alla formazione universitaria, con innegabile sacrificio in termini di costi per le famiglie, aspira senz'altro all'acquisizione di strumenti di elevato contenuto culturale, spendibili in termini professionali in un mercato del sapere sempre più globale e competitivo. Semmai abbia avuto valore il semplice pezzo di carta – come una volta veniva definito il diploma di laurea – oggi quell'attestato può avere un significato solo se sinonimo di reale competenza e le Biotecnologie a Verona sono in tal senso un punto di riferimento".
Perché studiare Biotecnologie oggi?
Il XX° secolo ha visto – di fatto – il trionfo della scienza e della tecnica in tutti gli ambiti, ma – senza tema di smentite – è possibile affermare che il '900 ha rappresentato il secolo della Fisica, con la ricerca fondamentale sulle particelle elementari e la meccanica quantistica e la rivoluzione informatica, ma anche con risvolti drammatici se solo pensiamo ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki e all'incubo nucleare durante la Guerra Fredda. Il XXI° secolo – pur ancora nella sua fase infantile – appartiene invece alla Biologia. Con la tecnologia del DNA ricombinante e la crescente capacità di indagine e di sviluppo applicativo che le tecniche molecolari offrono, oggi è la comprensione degli intimi meccanismi dei sistemi biologici a focalizzare l'attenzione di un numero crescente di scienziati. E la ricerca biotecnologica riguarda uno ampio spettro di ambiti: da quello medico con lo sviluppo di nuovi farmaci e di raffinati strumenti predittivi e diagnostici a quello agricolo con lo sviluppo di piante capaci di maggiore rendimento produttivo, resistenza a malattie e stress ambientali e migliorate caratteristiche organolettiche dei prodotti, dallo sviluppo di processi per le trasformazioni e la sicurezza in ambito alimentare allo sfruttamento di microrganismi per la produzione di biocarburanti, dalla messa a punto di filiere integrate per l’uso di organismi vegetali e microbici per la bonifica ambientale, il trattamento ed il possibile recupero energetico di rifiuti e reflui alla produzione di bioplastiche e di materiali nanostrutturati per applicazioni ad elevato valore aggiunto.
In quali ambiti di lavoro e ricerca potranno apportare le loro conoscenze e competenze i laureati al corso di laurea?
A Verona, il dipartimento di Biotecnologie è impegnato particolarmente nella ricerca fondamentale, offrendo così agli studenti solide basi per coloro che ritengano di continuare ad impegnarsi nell’attività scientifica in ambito accademico, pur in un quadro di opportunità in tal senso assai ristretto a livello nazionale. Molto apprezzati sono tuttavia i laureati in biotecnologie a Verona anche presso istituzioni accademiche e di ricerca estere. Ma per i laureati in Biotecnologie si aprono possibilità lavorative in importanti settori industriali e dei servizi: il comparto delle attività analitiche a supporto dell’area medico-ospedaliera, l’agro-industria e le tecnologie alimentari, i processi biotecnologici per l’ambiente (e.g. la depurazione delle acque e la decontaminazione di siti inquinati), la produzione di biocarburanti e di sostanze di elevato valore commerciale (es. biopolimeri, caroteni, enzimi). … E il “sistema Paese”, pur fra mille incertezze e difficoltà, sembra pian piano aprirsi alla rivoluzione biotecnologica oggi in grado di offrire davvero importanti opportunità di lavoro e prospettive di sviluppo imprenditoriale.
R.D.
03.09.2014