La commedia dell’arte ritorna più viva che mai attraverso lo spettacolo di Enrico Bonavera al Teatro Ristori. Il 5 dicembre alle 21 è andata in scena l’insolita pièce treatrale “I segreti di Arlecchino”, evento inserito nella rassegna Theáomai e nel calendario “Dicembre in UniVerona”.
Tutte le maschere della commedia. Uno spettacolo nato quasi per caso, ma con l’aspirazione di presentare al pubblico le maschere e la commedia dell’arte delle origini. Sul palco, durante lo spettacolo che molto ha divertito il pubblico, si sono alternate numerose maschere tipiche della tradizionale commedia che dell’improvvisazione fa la sua musa, da Pantalone al Dottor Balanzone, passando per Capitan Spavento e Tartaglia fino ad arrivare al protagonista che dà il nome al titolo, Arlecchino appunto. Il tutto alternato da aneddoti, brevi sketche e racconti che hanno coinvolto anche il pubblico presente. Lo sa bene la spettatrice Maria Laura che suo malgrado si è trovata a interagire con i vari personaggi che via via facevano il loro ingresso, pur restando Bonavera il solo e unico sul palco. Bonavera, allievo di bottega di Ferruccio Soleri, ha percorso la storia della commedia dell’arte immaginandosi ciò che avrebbero detto i burloni e pagliacci dell’epoca – Agostino Fiorilli, Silvio Fiorillo, Flaminio Scala, Francesco Andreini, Gianfranco Mauri e infine Tristano Martinelli al quale è attribuita la creazione della maschera di Arlecchino – e servendosi di un baule e di una sedia come scenografia, e delle splendide maschere di Amleto e Donato Sartori.
Arlecchino e la delusione d’amore. “Arlecchino lo spiritello della rigenerazione seduto sulla montagna dentro di noi” così Bonavera ha definito questa maschera gioconda che si dispera per la delusione inflittagli da Colombina, che tenta un rocambolesco suicido pur non perdendo nulla in comicità e capacità di autoironia nei confronti delle sventure che la vita gli riserva .
9.12.2014