“L’ultimo cerchio dell’inferno carcerario”. Così Varlam Šalamov, uno dei massimi scrittori russi del Novecento, ha definito i gulag sovietici. Con la sua opera “I racconti di Kolyma” ha fatto conoscere a tutto il mondo la sua storia, trascorsa per buona parte proprio in uno dei campi di lavoro forzato stalinisti. A lui è dedicata la mostra "Vivere o scrivere. Varlam Šalamov" che sarà inaugurata alla biblioteca Frinzi mercoledì 14 gennaio alle 14.45. Saranno presenti Sergio Rapetti, traduttore dell’edizione completa de I racconti di Kolyma (Einaudi), Francesca Gori di "Memorial Italia" associazione impegnata nella salvaguardia e tutela della memoria delle fonti storiche del Novecento, Andrea Gullotta dell’university of Glasgow, Cinzia De Lotto e Manuel Boschiero dell’università di Verona.
I testi di Varlam Šalamov hanno svolto un ruolo fondamentale nel far conoscere al pubblico la realtà dell’inferno concentrazionario sovietico. Dopo la morte di Stalin, nel 1953, Šalamov si dedica per vent’anni alla stesura dei Racconti di Kolyma, la sua opera più celebre, summa delle esperienze dello scrittore all’interno dei campi.Al pari di Aleksandr Solženicyn, ha descritto l’orrore del sistema staliniano, fornendo al lettore un’alta testimonianza sul percorso spirituale dell’uomo russo nella storia contemporanea. La mostra si compone di 11 sezioni fotografiche e di testi: Biografia, Introduzione, Infanzia e giovinezza (1907-1929), La giovinezza a Mosca, Detenzione, giornalismo, detenzione (1929-1937), In pieno stalinismo, Nei lager della Kolyma (1937-1951) Vie di uscita, Scrivere sul Gulag, La lotta per ricordare (1951-1982), La quotidianità della sopravvivenza (1956-1982).
La mostra sarà visitabile alla biblioteca Frinzi fino al 28 gennaio, tutti i giorni, dalle 8.15 alle 23.45.
12/01/2015