L'università di Verona è presente a Expo Milano 2015 con “Smart village mechanized rice farming”, un innovativo modello socio-economico di produzione, consumo e convivenza, basato sulla filiera corta della fornitura di riso. Il progetto nasce dalla volontà dell’università di Verona e del Ministero dell’agricoltura della Sierra Leone di creare piccole realtà territoriali capaci di autosostenersi, attraverso la creazione di coltivazioni di riso e verdure, l’allevamento di animali, la possibilità di produrre energia pulita e la dotazione di un centro sanitario.La presenza ufficiale nel Cluster del riso dell'esposizione universale è il primo passo cui seguirà la creazione del primo villaggio autosufficiente in Sierra Leone.
Tra i promotori del progetto Elda Baggio, già coordinatrice di iniziative come questa, realizzate per la “Cooperazione allo sviluppo” e promosse dall’ateneo e Joseph Sam Sesay, ministro dell’agricoltura della Sierra Leone e presidente della Commissione agricoltura della Fao. Lavoreranno al progetto due assegnisti di ricerca di ateneo, afferenti ai dipartimenti di Biotecnologie e Scienze economiche con il coordinamento scientifico della professoressa Antonella Furini e del professor Federico Perali.
Studiato per garantire la sicurezza alimentare e la sovranità nelle aree più povere del pianeta, il modello “Smart village mechanized rice farming” si basa sulla gestione delle risorse delle piccole comunità agricole, secondo l'approccio tipico della catena del valore territoriale, volto alla conservazione e all'uso sostenibile delle locali agro-biodiversità e alla ripartizione equa dei benefici derivanti dal loro utilizzo. Particolare attenzione viene rivolta alla formazione delle donne e delle ragazze del villaggio, preziose per la gestione delle comunità, affinché apprendano capacità tecniche e strategiche. Proprio perché dovrà essere in grado di rispondere a bisogni delle popolazioni che vivono in zone rurali di tutto il mondo, il modello sarà sperimentato dapprima in Sierra Leone, quindi esteso ad altri Paesi, quali Bangladesh, Cambogia, Repubblica democratica popolare del Laos e Myanmar, attraverso la creazione di piccoli gruppi di ricerca per ogni area, avvalendosi del supporto ricercatori locali.
26.05.15