“Sentirsi emarginati, esclusi, cittadini di seconda categoria, è uno stato d'essere che ti colpisce nel profondo”. Con queste parole la scrittrice Bejan Matur, giornalista di origine curda, ha introdotto i temi affrontati nel suo libro “Guardare dietro la montagna”. Il 25 gennaio il tour di presentazione della pubblicazione ha fatto tappa all'università di Verona, in un incontro promosso dalle associazioni Isolina e Vivi in Europa. Durante l’evento l’autrice, grazie alla traduzione di Giulia Ansaldi, ha offerto un ritratto della Turchia dei giorni nostri, animata dal conflitto, non solo politico ma anche culturale, tra curdi e turchi. Oltre a Matur, sono intervenute Olivia Guaraldo, docente di Filosofia politica di ateneo, Carlotta Cossutta del Centro studi politici Hannah Arendt e il poeta Giuseppe Goffredo.
“Guardare dietro la montagna”, uscito in Turchia nel 2010, in Italia è disponibile da un mese. È scritto attraverso testimonianze e poesie di origini curde, raccolte dall’autrice durante un periodo di soggiorno sulle montagne sud-orientali dell'Anatolia con i militanti del Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan che da decenni chiede l’autonomia dei curdi in Turchia. L'opera ha l’obiettivo di indagare e divulgare la condizione dei curdi: circa 40 milioni di persone che, senza un'unità nazionale, cercano di difendere le proprie tradizioni e reclamano un riconoscimento internazionale. “Ho voluto trasmettere un'idea che sento nel profondo. – ha spiegato Bejan Matur – Questo libro è un monito che tenta di spezzare quel linguaggio di regime che riempie la politica e l'opinione pubblica turca, che arriva a negare che questo conflitto sia in atto. Essere curdi in Turchia vuol dire vivere un'intera vita da emarginati”. A oggi il popolo curdo, sebbene sia circa un quarto della popolazione totale presente in Turchia, è escluso da qualsiasi impiego governativo, ed è spesso soggetto a processi di pulizia linguistica.
26.01.2016