Il prossimo 21 marzo diventa una data simbolica per l’Università italiana. La Crui chiama a raccolta gli atenei per lanciare un allarme sul rischio di perdita di competitività internazionale. Anche l'ateneo veronese si mobilita e alle 17.30, nella Sala Convegni della Gran Guardia, propone "La ricerca fa primavera". Il rettore Nicola Sartor accoglierà universitari e cittadini per raccontare loro il perché di questa giornata di riflessione. A seguire l’intervento di Massimo Delledonne, docente di Genetica di ateneo che parlerà di “GENI” nella ricerca. La medicina di precisione parte dalla lettura del DNA.
Sono 10 i punti che gli 80 atenei aderenti alla Conferenza dei Rettori hanno messo in evidenza per inaugurare una Nuova Primavera:
• L’istruzione universitaria crea individui più liberi e più forti. La laurea aumenta la possibilità di trovare occupazione e consente di guadagnare di più. Fatto 100 lo stipendio di un diplomato, quello di un laureato è pari a 143. Un tasso di disoccupazione pari al 30% per i diplomati, scende al 17,7% per il laureati.
• La presenza di un’università genera territori più ricchi. Attraverso trasferimenti di tecnologia, contaminazione di conoscenza, divulgazione, sanità e servizi per i cittadini, posti di lavoro diretti e indiretti, consumi dei residenti temporanei, miglior qualità della vita culturale. 1 euro investito nell’università frutta almeno 1 euro al territorio.
• Grazie all’università il paese è più innovativo e competitivo. Nonostante crisi e sottofinanziamento l’Italia si colloca all’8° posto tra i paesi OCSE e davanti alla Cina per quantità assoluta e qualità della produzione scientifica.
• L’Italia ha il numero di laureati più basso d’Europa (e non solo). UK 42%; OCSE 33%; UE21 32%; Francia 32%; G20 28%; Germania 27%; Italia 17%
• L’Italia non investe nell’università. Investimento in euro per abitante: Singapore 573 , Corea del Sud 628, Giappone 331, Francia 303 e Germania 304. Italia 109.
• L’Italia ha applicato l’austerity all’università. Fondi pubblici nel 2009: 7.485 mln. Nel 2016: 6.556 (-9.9%). Fondi pubblici 2010-2013: Francia + 3,6% Germania +20%
• L’università è in declino. Meno studenti, meno docenti, meno dottori di ricerca. 130.000 studenti in meno su 1.700.000 negli ultimi 5 anni. 10.000 docenti e ricercatori in meno su 60.500 dal 2008 al 2015. 5000 dottori di ricerca in meno negli ultimi 5 anni.
• Il diritto allo studio non è più garantito. Italia 0%-9% degli studenti usufruisce degli strumenti di supporto allo studio. In Germania il 10%-30% degli studenti. In Francia fra il 40% e l’80%. Inoltre in Italia il numero degli aventi diritto supera la disponibilità delle risorse.
• Personale tecnico-amministrativo e docenti non sono incentivati. Il contratto di lavoro del personale tecnico-amministrativo è fermo al 2009, gli stipendi dei docenti al 2010. Le retribuzioni sono fra le più basse d’Europa.
• Norme bizantine impediscono all’Università di essere competitiva.
L’Università compete nella didattica e nella ricerca con avversari internazionali snelli ed efficaci. Ma è trattenuta nel suo slancio dal peso di regole complicate.
Su questi temi il prossimo 21 Marzo ogni ateneo aderente alla CRUI darà vita a iniziative di riflessione interna e di incontro con gli stakeholder del territorio. Al fine di individuare le nuove sfide da portare al centro del dibattito istituzionale e con la convinzione che solo la conoscenza può liberare il futuro dell'Italia.
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17.03.2016