Esistono cibi che fanno bene. Alla salute e anche all’umore. Lo dimostrano numerose ricerche scientifiche, ma i meccanismi attraverso cui, in particolare frutta e verdura, agiscono sulla nostra psiche non sono ancora del tutto chiari, come racconta Flavia Guzzo, docente di Biologia vegetale nel dipartimento di Biotecnologie.
Ben noti sono invece i benefici di una dieta sana sulla nostra salute, nonostante ciò sono i crescita i numeri legati al sovrappeso e all’obesità. Quando basterebbe seguire la dieta mediterranea, come spiega Mauro Zamboni, presidente del collegio didattico di Medicina e Chirurgia, esperto di Nutrizione.
L’attenzione all’alimentazione si traduce nella nascita di nuove fette di mercato, su cui le aziende stanno sempre più investendo, con prodotti dedicati ai diversi target. Basti pensare che tra allergie, intolleranze, scelte etiche o religiose, nelle mense scolastiche oltre il 15% dei pasti serviti è differenziato in base alle esigenze. Lo racconta Diego Begalli, docente di Economia agroalimentare nel dipartimento di Economia aziendale
Anche la Giurisprudenza deve interrogarsi su questi nuovi valori attribuiti al cibo, che non è più solo sostentamento, ma vettore di messaggi diversi. Le etichette a oggi indicano, ad esempio, solo l’ultimo Paese di transito, non possono quindi bastare a quanti chiedono il rispetto della sostenibilità ambientale o di valori etici. Lo spiega Marco Torsello, docente di Diritto privato e presidente del comitato scientifico del corso di perfezionamento in Diritto agroalimentare transnazionale e comparato in ateneo.