Identificati e analizzati alcuni serbatoi batterici che alimentano l’infezione polmonare cronica in pazienti affetti da fibrosi cistica, una malattia genetica molto frequente nella popolazione caucasica.
Uno studio, coordinato dalla sezione di Microbiologia del dipartimento di Diagnostica e sanità pubblica, dimostra come una corretta conservazione degli spazzolini da denti possa aiutare a prevenire questa infezione causata da agenti batterici come la Pseudomonas aeruginosa e che rappresenta la maggiore causa di mortalità nei pazienti affetti da fibrosi cistica.
Questi risultati sono emersi durante lo sviluppo del progetto di ricerca “Serbatoi ambientali e umani di Pseudomonas aeruginosa e altre specie batteriche in grado di colonizzare le basse vie respiratorie di pazienti con fibrosi cistica” condotto da Maria M. Lleo, docente di Microbiologia insieme a Caterina Signoretto, Angela Sandri, Rebeca Passarelli, Gloria Burlacchini e Marzia Boaretto in collaborazione con il Centro Fibrosi Cistica dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona e finanziato dalla Fondazione italiana per la ricerca sulla fibrosi cistica, in particolare dalla delegazione FFC di Treviso Montebelluna. In particolare è stata dimostrata l’esistenza di serbatoi umani e ambientali che persistono nel tempo e possono veicolare i batteri verso il polmone.
“La produzione di muco eccessivamente denso – spiegano i ricercatori – favorisce la persistenza dei batteri nelle basse vie respiratorie causando la diminuzione progressiva della funzionalità polmonare. Mentre l’infezione respiratoria acuta da agenti infettivi come P. aeruginosa, Staphylococcus aureus e molti altri è trattabile con terapia aerosolica antibiotica, l’infezione cronica è praticamente impossibile da eradicare. Diventa quindi fondamentale evitare l’instaurarsi dei batteri in modo persistente nel polmone”.
In questo studio si dimostra come in molti dei 60 pazienti con fibrosi cistica, monitorati durante più di un anno, siano presenti gli stessi ceppi microbici, dimostratisi geneticamente identici, non solo nel polmone ma anche nei seni paranasali, nella saliva e persino negli spazzolini dentali utilizzati quotidianamente dai pazienti. “In alcuni casi – rilevano i ricercatori – tali batteri sono stati isolati nella prima visita di monitoraggio solo nel lavaggio nasale o nella saliva, ma dopo 2-3 mesi sono stati ritrovati anche nel campione di escreato proveniente dalle basse vie respiratorie. Ciò indica che i seni paranasali e la cavità orale hanno funzione di serbatoi per questi patogeni, che da questi siti possono arrivare ai polmoni. Monitorare ed eliminare tali serbatoi batterici potrebbe ritardare o evitare l’infezione cronica aumentando la possibilità per i pazienti di mantenere migliori livelli di funzionalità polmonare”.
Vista l’alta percentuale di spazzolini dentali contaminati con batteri patogeni opportunisti, durante lo studio è stato prodotto un video che suggerisce le modalità di trattamento e conservazione degli spazzolini dentali da parte dei pazienti con fibrosi cistica al fine di evitare, o quantomeno limitare, la contaminazione del cavo orale e delle vie respiratorie. Il video è distribuito attraverso i normali canali multimediali, come ad esempio YouTube