Creare un’alternativa all’uso degli antibiotici nelle infezioni ricorrenti del tratto urinario femminile. Questo l’obiettivo del progetto di ricerca coordinato da Maria Angela Cerruto, direttore della Suola di specializzazione in Urologia dell’ateneo, che si è aggiudicato un premio internazionale di 15mila euro.
Bruciore urinario, aumento della frequenza delle minzioni e senso di pesantezza sovrapubica: sono questi i sintomi principali di una delle patologie più diffuse e fastidiose, soprattutto tra le donne, le infezioni delle vie urinarie. In alcuni casi gli episodi non sono sporadici ma si ripetono nel tempo, richiedendo molteplici cicli di terapia antibiotica con il rischio di sviluppare antibiotico-resistenze. Il gruppo di lavoro della sezione di Urologia del dipartimento di Scienze chirurgiche, odontostomatologiche e materno-infantili dell’ateneo scaligero, guidato da Maria Angela Cerruto, ha stilato un protocollo di ricerca che punta a trovare alternative agli antibiotici in caso di infezioni ricorrenti. “L’Italia purtroppo è nella zona rossa in quanto a resistenza agli antibiotici”, spiega Cerruto, “è per questo che abbiamo focalizzato la nostra attenzione nella ricerca di soluzioni volte ad arginare questo problema; altrimenti ci troveremo tra qualche decennio senza più molecole a disposizione per curare anche la più semplice infezione. L’Escherichia coli Nissle 1917 é un batterio non patogeno, molto studiato soprattutto per il trattamento delle disbiosi e dei disturbi infiammatori del tratto gastro-intestinale; tale microrganismo amico potrebbe avere un ruolo anche nel prevenire le infezioni urinarie ricorrenti”.
Il protocollo di ricerca é stato molto apprezzato a livello internazionale, tanto da arrivare sul secondo gradino del podio del “Ruti project”, un bando di concorso per progetti innovativi riguardanti le infezioni urinarie ricorrenti, che ha visto la partecipazione di 35 progetti provenienti da 12 Paesi europei.
«Io e il mio team, composto da specialisti e specializzandi in urologia fortemente interessati al tema, siamo molto orgogliosi di questo riconoscimento, ci fa capire che stiamo andando nella direzione giusta», prosegue Cerruto.
Il protocollo è diretto a donne maggiorenni con infezioni urinarie ricorrenti ed é stato disegnato come uno studio in cieco: significa che metà delle pazienti assumeranno il batterio amico mentre l’altra metà un placebo, senza che venga detto loro quale molecola stanno assumendo in modo da diminuire ogni possibile fonte di suggestione.
È ancora possibile candidarsi per partecipare allo studio. “Se una donna soffrisse di cistiti ricorrenti e pensasse di poter essere inclusa nello studio”, conclude Cerruto, “basta prendere appuntamento per una visita urologica chiamando il Cup dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona allo 045 812 12 12, oppure on line (www.ospedaleuniverona.it) o agli sportelli Cup delle sedi di Borgo Trento e Borgo Roma, dalle 8 alle 16, dal lunedì al venerdì esclusi i festivi”.