“Un tempo dominava il pregiudizio dell’Africa continente senza storia. La conoscenza etnografica e storiografica, di cui il libro di Lovejoy è una preziosa e fondamentale testimonianza, ha fatto giustizia di questa idea insieme ingenua e arrogante”. Lo sottolinea Mariano Pavanello nell’introduzione di “Storia della schiavitù in Africa”, volume di Paul Lovejoy da lui co-tradotto e curato, che sarà presentato mercoledì 29 maggio, alle 16, nell’aula T.2 del polo Zanotto con la partecipazione di Gian Paolo Romagnani e Stefano Maltese, docenti del dipartimento di Culture e civiltà dell’ateneo scaligero. Introduce e modera Anna Paini, docente di Discipline demoetnoantropoligiche dell’università veronese.
Il libro. Lovejoy conduce il lettore dalle origini delle tratte della schiavitù in Africa nel XV secolo fino alle sue ultime forme globali nel XX secolo, all’epoca della decolonizzazione. Nel contempo, smentisce l’idea diffusa secondo la quale i popoli africani avrebbero subito passivamente le tragedia della tratta schiavista.