Un poeta che parla dei poeti. Umberto Fiori, una tra le voci più importanti della poesia contemporanea, è stato ospite martedì 17 dicembre al polo Zanotto per l’open lecture organizzata dalla Scuola di dottorato in Scienze umanistiche, diretta da Andrea Rodighiero.
Al centro dell’appuntamento la figura del poeta, analizzata attraverso gli scritti di Giacomo Leopardi e Charles Baudelaire rivisti in chiave contemporanea.
Fiori, attraverso la lettura di un passo delle “Operette morali” di Leopardi, si è interrogato sulla correlazione tra poesia e gloria. “Secondo Leopardi, il poeta deve affrontare innumerevoli ostacoli per arrivare alla gloria, come il saper scrivere perfettamente, l’ostacolo geografico di una lingua non fruibile all’estero, la malizia del lettore che non sempre si trova nella disposizione d’animo promossa dall’opera e dà un giudizio di valore”, ha osservato Fiori.
“Si crea un paradosso rispetto chi effettivamente sia giudice rispetto un’opera meritevole di gloria”, ha proseguito, sostenendo che “la poesia nasce non da una gloria del divenire, ma da una gloria che c’è già stata, non un riconoscimento del mio o del tuo merito, ma una gloria o gioia che alcuni individui sentono fortemente in sé e che permette loro di operare nonostante gli ostacoli. Poesia non è soltanto un bello scrivere, ma fondazione di verità e di valori come una gloria già stata e riconosciuta dal poeta”.
Diversa la prospettiva di Charles Baudelaire. “In lui la poesia non è più raffigurata come una musa ispiratrice, ma come un corpo estraneo, una statua che può essere ricondotta ad un extra terrestre. L’unico che sente le radiazioni di questo extra terrestre è il poeta. C’è un rovesciamento rispetto a Leopardi perché la vocazione poetica non è più un privilegio ma una condanna, che colpisce il poeta in quanto mortale”, ha spiegato Fiori.
“La poesia moderna – ha concluso il poeta e scrittore – è andata verso l’oscurità perché si è allontanata dal linguaggio ordinario, cercando di diventare come la musica, ossia dando sempre maggiore importanza al significante, provocando la perdita di aura per i poeti contemporanei”. L’intervista di FuoriAulaNetwork a Umberto Fiori