Il 2020 è iniziato con la sempre maggiore diffusione della nuova variante di Coronavirus, divenuto in meno di un mese una vera e propria emergenza sanitaria, che sta tenendo in allarme la Cina e il mondo intero. In questa intervista, Evelina Tacconelli, direttrice della sezione di Malattie infettive dell’ateneo, fa chiarezza sul virus e sui possibili sviluppi futuri.
Che cos’è questo virus?
Il virus appartiene alla famiglia dei virus respiratori Coronavirus chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie. Possono provocare malattie di diversa severità dal semplice raffreddore a sindromi respiratorie più severe quali la MERS (sindrome respiratoria mediorientale) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave). Il virus responsabile della epidemia attuale è un nuovo ceppo di Coronavirus 2019-nCoV identificato per la prima volta nell’uomo a gennaio dalle autorità sanitarie cinesi. Il virus è stato associato alla epidemia registrata a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella Cina centrale.
Quali sono i reali rischi che il contagio si estenda fino all’Italia? In particolar modo la possibilità di contaminazione dalle numerose importazioni e merci.
Il rischio di contagio è correlato al possibile arrivo in Italia di soggetti affetti dal virus. Per evitare questa possibilità sono stati annullati i voli in arrivo dalla zona epidemica ed attivate misure di sorveglianza negli aeroporti basati sull’incremento della temperatura corporea quale sintomo cardine dell’infezione. Ad oggi tutti i casi diagnosticati fuori dalla Cina sono contatti diretti di persone che avevano effettuato un viaggio in Cina. Non è stato mai dimostrato che il Coronavirus si possa trasmettere attraverso cibo o merci importate.
Quali sono le misure di sicurezza di “base” che i cittadini e lo Stato dovrebbero adottare per evitare un possibile contagio senza scatenare il panico?
È importante osservare le regole igieniche che si applicano per la prevenzione di tutte le infezioni respiratorie (utili quindi in questo periodo ad evitare il contagio influenzale) quali: lavare le mani frequentemente in particolare dopo aver avuto contatti con individui che presentano sintomi respiratori ed animali da fattoria e selvatici ed in caso di tosse coprire la bocca con fazzoletti usa e getta o con il gomito flesso e lavarsi le mani. Per gli operatori sanitari, in particolare coloro che lavorano in Pronto Soccorso, va rafforzata l’attenzione a tutte le misure già applicate in queste sedi e nella nostra Azienda per evitare la trasmissione di patogeni per via respiratoria. I cittadini che provengono da aree a rischio e che nei 15 giorni successivi al rientro in Italia manifestano sintomi respiratori si rivolgano immediatamente alle strutture sanitarie.
È possibile realizzare un vaccino in meno di 3 mesi come dichiara l’immunologo Fauci? L’attuale vaccino anti-influenzale garantisce una copertura di qualche tipo?
Il vaccino antiinfluenzale non ha nessuna copertura sul Coronavirus. Il consiglio di vaccinarsi per l’influenza serve a ridurre la comparsa di sintomi respiratori difficilmente distinguibili tra le due infezioni e quindi complicare le procedure diagnostiche. Per quel che riguarda un nuovo vaccino nonostante sia una grande ottimista credo che, anche sulla base dei tempi che sono stati necessari per lo sviluppo di altri vaccini antivirali simili, saranno necessari più di tre mesi. Ovviamente se non ci sono informazioni di cui il mondo scientifico internazionale al momento non è a conoscenza.