La pandemia ha creato una discontinuità. Occorre fare i conti con una nuova contingenza storica che ha rivoluzionato programmi e progetti. Si tratta di stare dentro questa necessità, provando a sperimentare altre pratiche, azioni diverse, approfittando di un momento che è anche trasformativo.
Non si poteva quindi pensare di organizzare la settima edizione di Run for Science, Corri per la scienza, sulla scia delle precedenti e questo, soprattutto, in termini di numeri e spazi. Dall’altro canto, c’era il desiderio di non perdere un evento che dal 2014, anno in cui è stato ideato dal dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento con il Centro per la preparazione alla maratona di ateneo, ha coinvolto e appassionato università italiane e straniere, rappresentando ad oggi il più importante evento scientifico riguardante il mondo dell’endurance e della corsa in particolare. Tre i punti di forza che lo contraddistinguono. Run for Science è un evento di corsa (una gara di maratona e mezza maratona) per la ricerca scientifica che coinvolge maratoneti non professionisti, si basa sulla consolidata collaborazione tra diversi gruppi di ricerca che permette di realizzare analisi multidisciplinari; ogni anno affronta e approfondisce un tema diverso. Ad oggi, gli esperimenti scientifici e le ricerche condotte sono 950. Quest’anno, date le circostanze, Run for Science cambia forma e si presenta con una edizione speciale, dove la ricerca scientifica diventa sempre più protagonista.
La mezza maratona si terrà domenica 11 ottobre alle 9 sul consueto circuito che dalle strutture di Scienze motorie, a Borgo Venezia, va a Montorio e ritorno. I partecipanti reclutati saranno 21. Si allungano, in questo appuntamento, in tempi della sperimentazione con due campagne di raccolta dati. La prima ad ottobre, la seconda a novembre. C’è già stata una fase di stadiazione con le valutazioni del volume di ossigeno, delle soglie metaboliche, del carico massimale di forza ed esami della massa ossea. Prima e dopo la gara dell’11 ottobre, i test riguarderanno la forza muscolare, l’analisi della funzionalità vascolare e del particolato espirato, rappresentativo dello sforzo sostenuto. L’interesse di quest’anno riguarda il training. Infatti nelle sei settimane successive i partecipanti verranno suddivisi in tre gruppi e svolgeranno in laboratorio tre differenti tipologie di allenamento: concentrico, eccentrico, misto.
Cosa si vuole studiare? Si vuole capire, considerando diverse pendenze della superficie, quale sia l’allenamento che apporta più benefici sia in termini generali, che di cinematica del passo, e a livello prestativo.
“Ci tenevamo ad organizzare, seppure in forma ridotta e con modalità diverse, anche l’edizione di quest’anno- spiega il responsabile scientifico di Run for Science, Federico Schena. Gli studi che condurremmo, grazie alle collaborazioni con gli atenei di Milano, Torino, Roma Foro Italico, e da remoto, ma sempre presenti, le università di Kent, Besançon, Eindhoven, Qatar e Ontario, sono propedeutici per un confronto tra la corsa in piano e su dislivelli, attraverso un paradigma laboratoriale creato ad hoc”. “Atleti di tutti i livelli usano frequentemente la salita come mezzo per incrementare le loro prestazioni- prosegue il docente Cantor Tarperi. Questo progetto permette di discriminare differenti impegni metabolici, muscolari, biomeccanici e cognitivi utili a comprenderne la reale efficacia”.