È venuto a mancare Cesare Maestri, il “ragno delle Dolomiti”, campione trentino di scalata e pioniere dell’arrampicata in solitaria.
Durante la sua carriera di alpinista, iniziata nel 1948, lo scalatore trentino non si è limitato ad affrontare le cime italiane, ma ha partecipato a spedizioni in Patagonia, sull’Himalaya, e in Africa. Alla sua vocazione di alpinista si era aggiunta quella di ecologista e di impegno verso i giovani, come testimoniato dalle sue memorie.
Maestri aveva ricevuto dall’università di Verona la laurea honoris causa nel 2012 in Scienze motorie e sportive per la dedizione allo sport, all’ambiente e ai giovani dello sportivo trentino.
A ricordarlo Carlo Morandi, allora preside della facoltà di Scienze motorie. “Cesare Maestri è stato un innovatore. In qualche modo è stato un docente di “scienze motorie ante litteram” che ha coniugato in sè l’allenamento fisico, la performance con lo sviluppo di nuova tecnologia senza dimenticare, raggiunta l’età in cui all’azione si preferisce anteporre la riflessione, di documentare in pagine di rara bellezza le emozioni ed i pensieri di tanta vita di montagna” ha detto il docente. “Egli insegna che la vita è una continua lotta per l’ascesa, prima con sé stessi e poi con il mondo circostante. Insegna che con la volontà si può raggiungere ogni traguardo. Qual è dunque l’insegnamento che Cesare Maestri lascia alle nuove generazioni di tutto il mondo e all’umanità intera? Come direbbero gli anglosassoni never give up, mai rassegnarsi, e quando ci si trova di fronte ad una parete di granito per di più liscia e a prova di chiodi, saper osare, anche ricorrendo a tecniche che anticipando i tempi, permettono di superare gli ostacoli giudicati “impossibili””.