Peter Burke, professore emerito dell’università di Cambridge e uno degli storici più importanti al mondo, ha tenuto venerdì 7 maggio su Zoom la lectio magistralis “Esuli come innovatori”, in collaborazione con il Center for European studies dell’ateneo. L’esilio, infatti, è il tema centrale del suo penultimo libro “Espatriati ed esuli”, opera che, attraverso un approccio comparativo di biografie collettive, indaga sull’importanza dell’espatrio per lo sviluppo della creatività e dell’innovazione.
Dopo i saluti iniziali di Arnaldo Soldani, direttore del dipartimento di Culture e civiltà, e di Renato Camurri, docente di Storia contemporanea dell’ateneo e direttore del Center for European studies, Burke ha dato inizio alla conferenza, presentando diversi esempi di esuli innovatori.
“Gli esiliati non danno per scontata la buona accoglienza della terra ospitante – ha dichiarato Burke – non lo vedono come naturale. Sono consapevoli di un sistema alternativo e fanno confronti che portano a critiche che, a loro volta, portano all’innovazione”. Secondo Burke, infatti, la consapevolezza delle alternative libera l’immaginazione.
Il professore ha concluso l’intervento affermando che se una parte l’esilio è doloroso, perché comporta l’allontanamento dalla famiglia e dalle amicizie, dall’altro ha ricordato come le frontiere aperte aiutino ad aprire le menti.