“Il modo in cui chiami le cose è il modo in cui inevitabilmente finisci per trattarle perché sono i nomi che indicano quello che ci si aspetta dalle persone. Le donne chiamate in certi modi devono obbedire a determinate funzioni. All’interno di un sistema patriarcale dove il dislivello di potere è esercitato attraverso le funzioni, chiamare le donne con il nome di quello che dovrebbero fare significa trasmettere loro che non possono fare altro”. Così Michela Murgia scrittrice, blogger, critica letteraria e commentatrice televisiva e podcaster, ha introdotto il suo intervento “Persone o funzioni: come agisce il potere di genere” al PhD Day del corso di dottorato in Neuroscienze, Scienze psicologiche, psichiatriche e Scienze del movimento che si è tenuto lo scorso 11 gennaio, al Polo Zanotto.
Murgia ha poi dedicato una riflessione sul potere del linguaggio per affrontare la questione di genere, anche in ambito di ricerca, rilasciando un’intervista, in esclusiva, ai microfoni di Fuori aula network per il podcast “Zoom obiettivo ricerca” condotto da Francesca Cecconi, assegnista di ricerca in Discipline dello spettacolo dell’ateneo. Un interessante dibattito su vari temi legati alla parità di genere, al ruolo della ricerca e della divulgazione, e all’importanza della lingua e dell’uso delle parole. Murgia ha poi spiegato il suo rapporto con la ricerca, rivelando che la parte più stimolante è quella del lavoro sui social. E sull’uso della schwa ha dichiarato “lo scopo non è risolvere la questione, ma ricordare che la questione c’è”.
Ascolta il Podcast Zoom obiettivo ricerca – Speciale Michele Murgia