È Divine, studentessa originaria della Repubblica Democratica del Congo rifugiata in Zambia, la vincitrice del bando “Unicore, University for Refugees” 2022/2023, cui aderisce l’università di Verona nell’ambito delle azioni e del network Manifesto università inclusiva, proposto dall’Unhcr alle università italiane per facilitare l’accesso all’istruzione universitaria e il proseguimento degli studi di ragazze e ragazzi titolari di protezione internazionale.
Accoglienza, unitamente a motivazione e merito, sono i capisaldi di questa progettualità di cooperazione allo sviluppo che si inserisce nel più ampio quadro dell’internazionalizzazione dell’Ateneo e che traduce, nella pratica, la strategia generale di accoglienza e inclusione nelle università. Unicore offre, infatti, l’opportunità a studentesse e studenti titolari di protezione internazionale di arrivare in Italia in maniera regolare e sicura, per proseguire i loro studi, frequentando un corso di laurea magistrale della durata di due anni, e li sostiene nel percorso di integrazione nella vita universitaria e in quella del territorio.
La realizzazione della progettualità non può non tener conto delle caratteristiche del contesto locale e dell’importanza della cooperazione nel territorio. In aggiunta al partenariato nazionale, costituito dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Unhcr, Caritas Italiana, Comunità Sinodale della Diaconia, Centro Astalli, Gandhi Charitas e le università aderenti (33 nell’ultima edizione di Unicore), è pertanto fondamentale il costituirsi di un solido e ampio partenariato a livello locale che assicuri la realizzazione di formule di accoglienza e integrazione a favore degli assegnatari delle borse di studio. Nel caso dell’università di Verona, l’edizione Unicore 4.0 ha potuto realizzarsi grazie al supporto di dodici partner a livello locale, diversi per status giuridico e campo d’azione, tra cui organizzazioni no-profit, istituzioni, associazioni giuridiche e culturali, fondazioni ed enti religiosi. Nello specifico: Caritas diocesana veronese, Camera avvocati immigrazionisti del Triveneto (Cait), Centro studi immigrazione (Cestim), Chiesa valdese di Verona, Comune di Verona, a partire dagli assessorati Pari opportunità e Transizione ecologica, Mobilità, ambiente; Comunità ebraica di Verona e Vicenza, Esu Verona, Fondazione Nigrizia, Migrantes, Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii) e Unione delle comunità ebraiche italiane. Tale partenariato in preparazione della nuova edizione del progetto Unicore 5.0 si è ulteriormente ampliato prevedendo la partecipazione di One Bridge To Idomeni (OBTI) e Istituto della Carità del Sacro Cuore – Suore di Don Nicola Mazza.
Il percorso di accoglienza della studentessa Divine. La selezione avviata con il bando pubblicato l’1 aprile 2022 ha visto come assegnataria della borsa di studio messa a disposizione dall’ateneo scaligero Divine, una studentessa originaria della Repubblica Democratica del Congo rifugiata in Zambia che, dopo aver conseguito il bachelor in Pharmacy presso l’University of Zambia, si è candidata per il corso di laurea magistrale internazionale in Molecular and Medical Biotechnolgy, un campo con enormi potenzialità per lo sviluppo di nuove soluzioni rivolte alla salute umana.
“Sin da quando ero piccola mia mamma si è sempre assicurata che comprendessi il valore dello studio e dell’educazione, – ha spiegato Divine – da rifugiata ho visto tante persone ammalarsi e perdere la vita a causa di mancanza di cure o di medicine e ho sempre voluto fare qualcosa per aiutare le persone in difficoltà”. Il suo obiettivo è quello di lavorare nel mondo della scienza per creare farmaci che possano salvare più vite possibili. “Una volta finita l’università ero consapevole di dover fare un salto di qualità per poter arrivare ad aiutare veramente le persone, ma da donna rifugiata le possibilità erano praticamente inesistenti – aggiunge la ragazza- fino a quando ho scoperto l’esistenza del progetto Unicore per rifugiati, che mi ha dato la possibilità di cambiare la mia vita”. Ora grazie a Unicore frequenta un corso di laurea magistrale nel nostro ateneo, ha un alloggio per lei e suo figlio e ha la possibilità di mangiare nella mensa universitaria. Il suo scopo è anche quello di dare a suo figlio una vita diversa da quella che ha vissuto lei da rifugiata. Divine si sente anche esempio per tutte le donne che si vedono senza opportunità, crede che conoscendo la sua storia possano anche loro avere il coraggio di trovare il proprio posto. “Sono molto felice di essere qua e contenta che il progetto proseguirà anche l’anno prossimo dando l’opportunità di studiare in Italia ad altre studentesse e altri studenti nella mia condizione.” termina la studentessa.
“Se ogni processo di accoglienza, pur partendo da una base condivisa, strutturata e pianificata, risulta essere unico, con diverse variabili – ha spiegato Emanuela Gamberoni, referente del Rettore per la Cooperazione allo sviluppo internazionale – questo è ancora più vero se ci si trova di fronte a una situazione di particolare vulnerabilità”. Nel caso specifico dell’ultima edizione Unicore 4.0, la progettualità ha dovuto essere adattata in tempi repentini, per renderla adeguata alle esigenze della studentessa, legate alla sua maternità, e a quelle del nascituro. “Con il supporto dei partner territoriali – ha aggiunto Isolde Quadranti, referente per l’ateneo di Unicore – abbiamo riprogettato i profili legati al corso di studi, rendendoli possibili nel nuovo scenario. Ciò ha richiesto e richiede uno sforzo di flessibilità, un sostegno quotidiano basato sull’ascolto della madre-studentessa, una collaborazione ancora maggiore con e tra tutti i partner e all’interno dell’università con diversi enti, commissioni e aree organizzative, per tessere una rete di sostegno, corresponsabilità e integrazione, nonché per progettare strumenti e processi adeguati”.