L’anemia è una condizione in cui il numero di globuli rossi non è sufficiente a trasportare abbastanza ossigeno da soddisfare i bisogni dei diversi tessuti e organi del corpo.
Un nuovo studio, pubblicato su Journal of Clinical Investigation Insights, mira alla cura della sferocitosi erediaria, patologia che rientra tra le cosiddette anemie rare, attraverso la re-programmazione del metaboloma dei globuli rossi, attivando l’enzima piruvato kinasi, coinvolto nella produzione di energia necessaria alla loro sopravvivenza in circolo.
Lo studio è coordinato da Lucia de Franceschi del dipartimento di Medicina dell’università di Verona, insieme a Alessandro Matte, Anand B Wilson e Enrica Federti e nasce nell’ambito di una rete collaborativa internazionale tra esperti, ricercatrici e ricercatori accademici di varie università europee e etatunitensi come la Harvard Medical, il New York Blood center e l’unità di ricerca e sviluppo di Agios, azienda del settore farmacologico con base a Cambridge (Usa).
Il gruppo di ricerca ha dimostrato che, utilizzando un approccio innovativo, è possibile riprogrammare il metaboloma di globuli rossi in un modello murino di sferocitosi ereditaria, una delle più comuni tra le anemie emolitiche ereditarie rare.
È stato dimostrato come il farmaco Mitapivat, attivando l’enzima piruvato kinasi migliora, quasi normalizza, la capacità energetica del globulo rosso che vive più a lungo in circolo. Questo miglioramento riduce i danni d’organo causati dall’accumulo di ferro e anche il danno dell’endotelio vascolare, il tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni e che può facilitare eventi trombotici.
La ricerca pone le basi per il disegno di uno studio clinico che possa validare queste osservazioni in pazienti affetti da sferocitosi ereditaria, aprendo un nuovo orizzonte terapeutico in cui il Mitapivat potrebbe essere un’alternativa alla rimozione della milza, in pazienti selezionanti secondo i principi della medicina di precisione.
“L’attività di sperimentazione in laboratorio – spiega de Franceschi – ha dimostrato che il Mitapivat, un farmaco attivatore del piruvato kinasi sviluppato per pazienti con deficit di piruvato kinasi, migliora l’anemia, riduce l’accumulo di ferro nei diversi organi come il fegato, riduce la rimozione dei globuli rossi sferocitosici agendo anche sui macrofagi splenici. La riprogrammazione energetico-metabolica dei globuli rossi si traduce anche in una riduzione di mirrovescicole eritroidi che contribuiscono all’attivazione dell’endotelio vascolare e al rischio trombotico spesso osservato in questi pazienti dopo l’intervento di splenectomia. Innovativa la dimostrazione che l’efficacia del Mitapivat nel modello murino non è inferiore alla splenectomia per correggere l’anemia medio-grave nel modello murino di sferocitosi”.
I dati raccolti aprono nuovo scenario terapeutico per i pazienti con sferocitosi ereditaria con forme dette “non trasfusione dipendente” e consentono ora di disegnare un trial clinico di fase 2 in questi soggetti.
“Il Mitapivat – conclude de Franceschi – potrebbe consentire non solo di dilazionare la splenectomia, ma anche di personalizzare il trattamento di questa malattia ereditaria.”