Lorenzo Gobbiè stato uno degli ospiti di “Infinitamente”, il festival di scienze e arti. Gobbi, letterato, saggista ed esperto in scienze religiose, interverrà insieme ad Alfonso Caramazza e Dennis Delfitto alla tavola rotonda dal titolo ”Mente e linguaggio, così si costruisce la parola”.
“Il linguaggio serve la mente e il corpo – spiega Gobbi – e li conduce ad essere se stessi nella relazione con il mondo; ogni conoscenza è mediata dal linguaggio e la relazione con il mondo è sempre una forma di espressione. Le parole – aggiunge Gobbi – non sono una realtà “altra”, ma un nostro sesto senso che abilita tutti gli altri: sono ‘tattili’, come scriveva il poeta Paul Celan. Le parole scoprono, aprono, combinano e plasmano ciò che già c’è; il mondo, grazie alla parola, si lascia incontrare come mondo sperimentato ed espresso e ci viene incontro secondo la nostra misura. Tra il mondo e l’espressione umana accade quello che Walter Benjamin chiama ‘connubio’: una relazione feconda, aperta, grazie alla quale tutto acquista un’identità. Le parole sono frutto e parte della vita concreta e la servono: non si pongono né oltre la vita, né al di sopra di essa; ne sono strumento. Ciò che ne sorge è una verità relazionale: un incontro tra due realtà date, che interagiscono, si illuminano e si rispondono a vicenda.”
In che modo i suoi studi nelle scienze religiose si intrecciano con i suoi interessi per il linguaggio e la parola? “Un grosso contributo l’ho avuto dalla conoscenza dell’ebraismo e della lingua ebraica. Le parole della Torah sono fatte per essere accarezzate con amore e rispetto, senza la pretesa di possederle, perché diventino ogni giorno vita concreta, reale e nuova. E’ nell’esistenza che la parola va portata a compimento: senza la vita la parola è tradita, fosse anche la più alta.”