Comprendere l’interazione tra comportamento, aspetti motori, motivazionali e psico-biologici in diverse fasi e condizioni della vita, in particolare nelle situazioni di malattia neurodegenerativa e di disagio psichico. È questo l’obiettivo del progetto di sviluppo “Comportamenti e benessere: un approccio multidisciplinare per favorire la qualità della vita in condizioni di vulnerabilità” del dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento dell’ateneo scaligero presentato dal direttore Andrea Sbarbati insieme ai professori Federico Schena e Lidia Del Piccolo. Il progetto è sostenuto da un fondo premiale del ministero dell’Università e della Ricerca di 8.100.000 euro per 5 anni ottenuto nell’ambito del finanziamento ai dipartimenti di eccellenza.
Il progetto. Il progetto mira ad individuare le azioni e le strategie utili a incrementare il benessere e la qualità della vita e definire uno specifico protocollo di intervento per trasferire i risultati della ricerca scientifica nella pratica clinica e nella relazione con i pazienti. Cuore del progetto sono, dunque, le persone che si trovano in una situazione di vulnerabilità per cause legate a malattie o a situazioni di disagio psicologico e sociale. Saranno coinvolti i malati di Parkinson, giovani con sclerosi multipla, persone affette da esiti di ictus cerebrale cronico. A questi vanno aggiunti migranti richiedenti protezione internazionale, anziani in età avanzata con rischio di perdere la propria indipendenza e bambini in età prescolare con “disturbi funzionali” su base relazionale.
Per questa finalità sarà adottato un approccio esteso che comprenderà l’approfondimento delle conoscenze sui meccanismi molecolari, strutturali e funzionali (sia fisiologici che cognitivi) che consentono il mantenimento di buone condizioni di salute. Su un piano più clinico-applicativo verranno effettuati studi sulle motivazioni e verranno definite azioni da mettere in atto, in ambito sanitario, motorio o educativo, finalizzate a favorire l’assunzione di comportamenti salutari e delle abitudini connesse.
È previsto un rilevante impatto sul piano socio-economico e territoriale caratterizzato da un significativo incremento della qualità riabilitativa e del recupero funzionale, una maggiore responsabilizzazione del paziente rispetto alle sue possibilità di adottare comportamenti favorevoli per la salute, una più estesa partecipazione a programmi di attività motoria di gruppo, la fruibilità trasversale del progetto da parte di soggetti di diverse età e condizioni fisiche ed economiche. A questi va aggiunta un’importante riduzione dei costi a carico del Servizio sanitario nazionale grazie a minori accessi a cure ospedaliere o a cicli di intervento in strutture dedicate e a una potenziale riduzione delle condizioni di patologia e cronicità.
Il progetto, ponendo l’accento sulla responsabilità individuale nella gestione del proprio benessere, promuoverà, inoltre, la creazione di veri e propri percorsi di scelte idonei non solo a preservare la condizione di salute, bensì a recuperarla nel pieno delle potenzialità, dopo eventi avversi anche di notevole gravità. In tale processo di scelta consapevole, sarà importante il compito svolto dal personale sanitario coinvolto che non solo sarà deputato a somministrare trattamenti, ma a coinvolgere l’utenza e a informare ed educare la popolazione anche attraverso il coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle associazioni. Il progetto consentirà, quindi, di favorire un passaggio più immediato delle conoscenze ricavate dall’ambito sperimentale alla loro applicazione in ambito clinico e viceversa, utilizzando il contesto clinico e applicativo per rafforzare le acquisizioni sperimentali.
La fase conclusiva del progetto prevede la raccolta delle esperienze in una struttura operativa definita hub di competenze che avrà il compito di creare e sviluppare la rete delle relazioni formatesi con il progetto trasferendole progressivamente alla pratiche di cura e di promozione della salute, valorizzando le competenze comunicative atte a favorire il rapporto tra le diverse figure sanitarie e gli utenti.
Il dipartimento. Il dipartimento di Neuroscienze Biomedicina e Movimento è costituito da 21 settori disciplinari che spaziano dalle Scienze biologiche a quelle mediche, psicologiche e motorie. Proprio in questa sua multidisciplinarietà sta il valore aggiunto del progetto di eccellenza che può così avvalersi di professionalità molto diversificate e altamente qualificate. A testimoniarlo anche la qualità scientifica di tutti i docenti che producono un numero di pubblicazioni mediamente superiore alle 2000 l’anno tra cui articoli pubblicati su prestigiose riviste internazionali come Science, Nature e Lancet.
Il dipartimento ha anche un buon impatto sul territorio grazie a collaborazioni con enti esterni, sia pubblici che privati. A queste va aggiunta la costante collaborazione con l’Azienda ospedaliera universitaria integrata e con la Regione Veneto per l’attuazione di percorsi diagnostico-terapeutici, riabilitativi, di formazione continua in medicina, Ecm e di ricerca, con la diretta responsabilità scientifica e gestionale dei docenti del dipartimento, nonché di alcuni centri quali il Centro regionale specializzato per la Malattia di Parkinson, l’Unità multidisciplinare per la Sclerosi multipla, il Centro dello stroke.
Importante è la presenza di specifiche relazioni con gli enti territoriali quali Comuni, Province autonome, Comunità montane e istituzioni educative pubbliche e paritarie per l’attuazione di iniziative rivolte alla promozione di comportamenti per il benessere e la salute della persona nelle diverse fasi della vita, formalizzate anche attraverso le 30 convenzioni siglate negli ultimi tre anni. In questo contesto sono attuate iniziative originali come il progetto “La salute nel movimento” realizzato in collaborazione con il Comune di Verona per favorire l’esercizio fisico nella popolazione anziana, recentemente acquisito come “buona pratica” a livello europeo nell’ambito dell’azione European innovation partnership-active and healthy ageing.
Il radicamento territoriale si esprime anche attraverso collegamenti con aziende, attività di carattere sociale finalizzate al beneficio della comunità e della salute pubblica, attività orientate alla consapevolezza civile sotto forma di eventi di divulgazione scientifico-culturale, rivolti alla popolazione. In questo ambito il dipartimento si caratterizza anche per alcune attività innovative e originali di ricerca e divulgazione scientifica (Brain Awareness Week, RunForScience, Settimana della Salute) che escono dalle abituali modalità accademiche e trovano un forte riscontro nella società civile.
I “dipartimenti di eccellenza” rappresentano un intervento innovativo e di forte sostegno finanziario, previsto dalla legge 232 del 2016 (legge di bilancio 2017). L’obiettivo è di individuare e finanziare, con cadenza quinquennale e nell’ambito delle 14 aree disciplinari del Consiglio universitario nazionale, i migliori 180 dipartimenti delle università statali secondo l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur). Dipartimenti che si caratterizzano per l’eccellenza nella qualità della ricerca e nella progettualità scientifica, organizzativa e didattica ai quali è destinato un budget annuale complessivo di 271 milioni di euro per 5 anni.
Sono 5 i dipartimenti dell’ateneo scaligero che riceveranno un fondo premiale per la realizzazione del proprio progetto di sviluppo scientifico e didattico. Oltre a Neuroscienze, biomedicina e movimento ci sono anche Biotecnologie, Informatica, Lingue e letterature straniere e Scienze giuridiche. Nel complesso l’università di Verona riceverà 36.172.580 di euro in 5 anni.