Le esperienze degli sportivi rappresentano fonti inesauribili da cui trarre insegnamento e dalle quali imparare per migliorarsi ogni giorno: questo è ciò che cercano di trasmetterci gli incontri con atleti di altissimo livello, proposti all’interno del corso di studio in Scienze motorie.
Pasquale Gravina, ex giocatore di pallavolo con un palmares di 34 titoli, appartenente a quei giocatori di altissimo livello che furono definiti “Nazionale del secolo”, è stato ospite, venerdì 15 marzo, di una lezione di Didattica applicata alle scienze motorie tenuta da Giuliano Bergamaschi, docente dell’ateneo scaligero, e si è raccontato davanti a studenti e studentesse.
Gravina ha sostenuto l’importanza di “copiare” nello sport, diversamente da quanto viene insegnato nel contesto dello studio scolastico e accademico. Ha parlato di una pratica educativa che è quella del “modellamento”, prassi già esposta anche dallo psicologo comportamentista Albert Bandura, che spiegava che osservare attentamente e riprodurre un gesto in maniera precisa aiuta a migliorarsi.
“Se sbagli diversamente è tollerabile, se sbagli sempre alla stessa maniera, no”, ha affermato Gravina spiegando che un altro esercizio utile è quello di cercare di non ripetere gli stessi errori, ma piuttosto imparare da questi, per non ripeterli più.
Pasquale Gravina ha anche evidenziato che la fine di una carriera sportiva non rappresenta per forza un punto di arresto ma può altresì rappresentare un trampolino di lancio: dopo la carriera da pallavolista è stato dirigente sportivo e attualmente è dirigente di un’azienda multinazionale dedicata allo sviluppo del mercato del lavoro.
“Lo sport è un cocktail di endorfine, questo piacere, assieme alle competenze trasversali che apprendi durante l’esperienza sportiva, ti aiutano in tutti gli altri ambiti della vita”, ha affermato. “Le aziende sono sempre più attente a chi pratica o ha praticato sport. Attraverso lo sport alleni moltissime competenze, provi al contempo eterogenee emozioni e impari ad abitarle, a starci dentro”.
L’università di Verona è una “Student-Athlete Friendly University”, e quindi sostiene la doppia carriera studente-atleta, impegnandosi nella conciliazione tra diritto allo studio e sport, anche di alto livello. L’ateneo scaligero si prodiga perché studenti e studentesse possano ottenere sia successo accademico, sia sportivo.
“È un progetto notevole. In Italia, e non solo, c’è ancora un vuoto strutturale rispetto alla Doppia Carriera. Per questo conoscere l’esperienza di Verona mi da fiducia. Lo sport ha bisogno di una strutturazione: l’universalità del suo valore formativo è evidente; è importante quindi anche cambiarne la narrazione, evitando falsi racconti e sterile retorica”, ha così commentato Gravina, per poi concludere dicendo del suo libro Vincitori e vinti: “è un’altra sfida intrapresa, cimentarsi nella scrittura è un affascinante lavoro quotidiano come la lettura”.
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