Pubblicata sul sito topuniversities.com la classifica delle migliori università al mondo. La classifica che ha fatto il giro del web, e in poche ore è stata ribattuta, letta e approfondita dai giornali online di mezzo mondo ha suscitato scalpore soprattutto per il “crollo” dei college d’oltreoceano.
Salgono le università britanniche. Italia fanalino di coda
Nel nuovo mondo globale vacilla infatti il predominio delle università nordamericane. Soltanto Harvard mantiene il primo posto, mentre Yale viene scalzata dal secondo posto dell’anno scorso al terzo e Princeton si accontenta dell’ottavo. Molto meglio per le universities britanniche: quattro inglesi si piazzano nella top ten, Cambridge, seconda, la University College of London, al quarto posto appena prima dell’Imperial College London e Oxford (quinte a parimerito). L'unica università italiana presente nella top 200 è l'Università di Bologna che si piazza al 174° posto. Altri atenei italiani: La Sapienza al 205esimo, Politecnico di Milano al 286esimo ed altri soltanto oltre la trecentesima posizione.
I parametri di giudizio della classifica. Sei i parametri utilizzati: Academic Peer Review: ad oltre 9000 docenti è stato chiesto un giudizio sul mondo universitario, gli intervistati infatti non han potuto formulare giudizi sull’ateneo per il quale lavorano. Employer review: stesso sistema dell’Academic review ma riferito ai "tecnici e amministrativi"; Faculty student ratio nel quale la posizione in classifica aumenta al salire della proporzione tra docenti e studenti. Citations per faculty invece è una misurazione del numero di citazioni accademiche e di riferimenti bibliografici a testi pubblicati dagli atenei , Sono stati contemplati anche i parametri di internazionalizzazione: International Factors.
Il commento della Crui. "Forse sarebbe anche il caso di interrogarsi sugli indicatori che producono quella particolare classifica fatti apposta per valorizzare una particolare tipologia di università – ha commentato Enrico Decleva, presidente della Crui -. Quella statunitense e anglosassone, assunta come modello anche dai paesi asiatici che stanno ottenendo i risultati più brillanti. Delle 200 università classificate come prime nel mondo, quelle dei paesi europei non di lingua inglese sono in effetti meno di 40, e una sola è italiana. Un risultato di cui tenere conto, ovviamente. Ma è anche vero che altre classifiche internazionali ci danno risultati più favorevoli. Quando prevalgono, tra gli indicatori usati, quelli riferiti alla produzione scientifica, la nostra collocazione è decisamente migliore".