In occasione della Giornata della Memoria, l’università di Verona ha organizzato un evento per commemorare le vittime dell’Olocausto. La proiezione del film La zona di interesse di Jonathan Glazer ha offerto lo spunto per una riflessione profonda sul male e le contraddizioni lasciate in eredità dalla Seconda guerra mondiale.
L’evento ha coinvolto oltre 700 studentesse e studenti delle scuole superiori di Verona in un percorso di memoria e consapevolezza. «Abbiamo scelto di rivolgerci agli studenti delle scuole superiori per due motivi: da un lato, farli avvicinare agli spazi e alle attività dell’Università di Verona; dall’altro, utilizzare le competenze interne, frutto di anni di ricerca su queste tematiche» ha spiegato Olivia Guaraldo, delegata del Rettore al Public engagement.
Gianluca Solla, direttore del centro di ricerca di filosofia e cinema Philm, e Carlo Saletti, storico dell’Istituto della Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Verona, hanno contribuito a contestualizzare l’iniziativa. L’incontro si è posto l’obiettivo di coniugare memoria storica e attualità, ricordando le vittime del nazismo e riflettendo sugli attuali conflitti che interessano l’Europa e i suoi confini.
Saletti ha sottolineato l’urgenza di ripensare le modalità con cui affrontiamo il ricordo: «Il ritorno furioso dell’antisemitismo ci fa capire che i riti commemorativi del 27 gennaio non sono più sufficienti. Dobbiamo interrogare il passato e, attraverso la parola e il pensiero, affrontare quello che Umberto Eco definiva “eterno fascismo”».
A simboleggiare una rottura con le celebrazioni tradizionali, l’università ha proposto la visione di La zona di interesse di Jonathan Glazer, vincitore di due premi Oscar nel 2023 per il miglior sonoro e il miglior film internazionale. La pellicola immerge lo spettatore nella quotidianità della famiglia di Rudolf Höß, comandante del campo di concentramento di Auschwitz. Le atmosfere claustrofobiche e i suoni familiari, apparentemente sereni, si intrecciano con i rumori agghiaccianti delle fornaci e delle esecuzioni, appena oltre il muro che separa la casa dal campo.
Il film evidenzia il contrasto stridente tra l’apparente normalità della vita familiare degli Höß e l’orrore della barbarie nazista. Come illustrato da Gianluca Solla: «La famiglia del generale Höß tenta con tenacia di instaurare una folle quotidianità in una zona che rappresenta lo stato d’eccezione permanente di un campo di sterminio».
Questo spunto ha dato vita a un dibattito incentrato sulla necessità di osservare il presente con uno sguardo critico. Il ricordo della Shoah, infatti, non può limitarsi alla commemorazione, ma deve tradursi in un’azione collettiva per contrastare ogni forma di discriminazione e violenza. Come ci ricorda la narrazione di Glazer, ogni individuo deve fare i conti con le contraddizioni della storia per costruire un futuro in cui la pace non sia più un’utopia, ma una realtà condivisa.
Thomas Novello
Tirocinante Agenzia di stampa “Univerona News”